ANAGNI. SOPRALLUOGO PER IL "NASO ELETTRONICO" AD OSTERIA DELLA FONTANA. SI VALUTA ANCHE ALTRO SISTEMA DI MONITORAGGIO
COMUNICATO STAMPA
COMITATO OSTERIA DELLA FONTANA
EFFETTUATO IL SOPRALLUOGO TECNICO PER L’INSTALLAZIONE DEL “NASO ELETTRONICO”
Il 25.01.11 si è svolto il sopralluogo del prof. Antonio Palleschi, ordinario di Chimica Fisica presso l’Univ. di Roma “Tor Vergata”, nel quartiere di Osteria della Fontana, volto a predisporre l’installazione del sistema olfattivo artificiale (“naso elettronico”) - per cui l’università in questione è leader nel settore - prevista dall’assessorato all’ambiente della Provincia di Frosinone. L’incontro tra il docente universitario, una delegazione del Comitato Osteria della Fontana, l’assessore all’ambiente del Comune di Anagni Guglielmo Retarvi, il prof. Francesco Bearzi, coordinatore provinciale della Rete per la Tutela della Valle del Sacco, è stato organizzato da quest’ultimo in sinergia con l’assessorato all’ambiente della Provincia di Frosinone.
Il Comitato desidera in primo luogo ringraziare il prof. Palleschi per la disponibilità e sollecitudine, avendo egli assicurato la sua presenza nonostante impedimenti personali; l’assessore provinciale all’ambiente Fabio De Angelis per l’attenzione da sempre dimostrata per le problematiche del quartiere; il prof. Bearzi per aver sempre collaborato con il Comitato per la presente e molte altre altre questioni ambientali; l’assessore comunale all’ambiente Retarvi, oltre che per la presenza, per gli aggiornamenti sulla situazione ambientale di Anagni offerti nella seconda parte dell’incontro.
Nel corso del sopralluogo il prof. Palleschi ha spiegato quali sono le potenzialità e i limiti dello strumento di monitoraggio e raccolto gli elementi necessari per la sua installazione nel sito più idoneo a rilevare l’origine del fenomeno denunciato dal Comitato, che induce le istituzioni a identificarne la causa: la polvere nera che si concentra nella zona intorno alla chiesa di San Giuseppe, specie in direzione sud.
Un importante elemento emerso nel corso del sopralluogo consiste nell’opportunità, evidenziata dal prof. Palleschi, di studiare un sistema di monitoraggio di più ampia portata, in grado di offrire indicazioni su tutti gli inquinanti potenzialmente presenti nell’aria del quartiere. Semplificando molto, si potrebbero installare dei deposimetri, una sorta di “scatolette” che raccolgono gli inquinanti, successivamente esaminati nella loro composizione chimica con esami di riconosciuta e legale certificazione. Tale operazione richiederebbe una convenzione con l’Istituto Superiore di Sanità, l’Univ. di Roma “Tor Vergata”, la Provincia di Frosinone e il Comune di Anagni. A tal fine nei prossimi giorni l’assessore De Angelis e l’assessore Retarvi, che sta investendo del problema il sindaco Carlo Noto, hanno dato la loro disponibilità all’istituzione di un tavolo tecnico che studi tale ipotesi insieme all’Univ. di Roma “Tor Vergata”.
Il Comitato Osteria della Fontana, l’assessore De Angelis e l’assessore Retarvi hanno concordato sull’opportunità di installare a breve il naso elettronico, e nel contempo di avviare il succitato tavolo tecnico.
Il Comitato desidera infine sollecitare l’acquisizione delle analisi sulla polvere nera prelevata nel maggio 2010, non ancora inviati all’Assessorato all’ambiente provinciale dall’Arpa Frosinone.
Anagni, 03.02.11
SUL "NASO ELETTRONICO" PROGETTATO ALL'UNIV. DI ROMA "TOR VERGATA", AREA DEL CNR - SENSORI E MICROSISTEMI
ANAGNI. CONTROLLI DEI CARABINIERI SUL MEGAIMPIANTO FOTOVOLTAICO DI "COLLE TICCHIO"
ECCO LA NOTIZIA QUOTIDIANA 03.02.11 (Vedi anche le foto sul sito)
Sono partiti a tutti i livelli i controlli dei Carabinieri della Compagnia di Anagni, sul mega impianto fotovoltaico di 6,679 megawatt che si sta realizzando nella periferia di Anagni, in località Colle Ticchio, a ridosso di Castellaccio di Paliano e dell’autostrada A1.
L’impianto veramente mastodontico, è stato autorizzato dal comune di Anagni con determina Dirigenziale n. 37679 ed i lavori iniziati il 30 Agosto scorso dovevano terminare entro quattro mesi, ma non è stato così. Forse i rallentamenti sono stati causati delle insistenti piogge. L’impianto è stato commissionato dalla Free Energy srl, che ha sede in Colleferro e affidata alla BP solar Italia srl con sede a Milano, mentre il progetto è stato redatto dalla Tetra Engineering srl dell’Ind. Giorgio Zatterini, direttore dei lavori e responsabile lavori Ing. Umberto Rosatela, progettazione esecutiva opere Ing. Andrea Bombardini, collaudatore opere In. Giovanni Fuso, Coordinatore sicurezza Mauro Calzola Coordinatore Sicurezza in fase di esecuzione ing. Antonio Picardi. Impresa appaltatrice Vona Costruzioni di Frosinone, direttore tecnico Ach. Massimiliano Stirpe, Direttore cantiere geom. Antonio Domenico Giovandone. Questo è quanto sta scritto nel cartello esposto all’ingresso del cantiere, ma sta di fatto che i Carabinieri della Compagnia di Anagni, guidati dal Capitano Airoldi, sono stati tutta la giornata di mercoledi a controllare sia i lavori che le varie fasi amministrative, anche perché l’impianto, da quanto ci è stato riferito sarebbe uno dei più grandi almeno nel Lazio ed occupa una vasta area di terreno, dove vicino vi è una importante produzione di Cesanese DOCG. Insomma, i carabinieri stanno mettendo in ordine i loro rilievi ed a giorni si conosceranno gli esiti. Un terreno che in agricoltura avrebbe potuto dare tanto ora darà, forse, molta energia dal sole. Per i proprietari di terreni è più facile avere un fitto da queste società, che pagano molto bene si parla di circa 4-5 mila euro ad ettaro. Facendo il calcolo del terreno occupato quel terreno dovrebbe rendere almeno 200.000 euro l’anno puliti e senza spese al proprietario. GF
ANAGNI, IL COMUNE CONTRO L'INQUINAMENTO. LA DISCARICA DI RADICINA
La Provincia FR 03.02.11 p.22
Radicina, cerchiamo di ricordare. Nell'anno 1996, c'era nel Lazio l'emergenza rifiuti. L'immondizia non poteva essere trasportata fuori regione, ma nel Lazio scarseggiavano i siti atti a riceverla. La discarica Casermette era pressoché esaurita, e il Comune di Anagni decise di approntarne una provvisoria. Il 4 aprile 1996 al periodico "gare ed appalti" venne inviata la documentazione di gara per la realizzazione di una discarica provvisoria. La gara non venne mai esperita, e il 25 luglio 1996, con delibera di giunta 707, l'amministrazione affidò a trattativa privata i lavori ad un'impresa locale. I lavori vennero iniziati tra polemiche ed episodi vari, e nella primavera successiva, con l'impianto ancora da ultimare e collaudare, il presidente Badaloni decise di trasferirvi i rifiuti dell'intera provincia di Frosinone. L'ordinanza n. 28 dell'11 marzo 1997 (art. 13 decreto Ronchi), prevedeva il deposito a Radicina dei sovvalli provenienti da Colfelice, dove si stava per realizzare una discarica a servizio dell'impianto medesimo. Iniziò l'inferno: giorno e notte decine e centinaia di camion trasportavano e scaricavano balle che, definiti "sovvalli" quindi privi di materiali pericolosi organici ed altro, contenevano quelli che alcuni denunciarono subito come rifiuti.
L'11 luglio 97 il comune di Ferentino (vice sindaco Fabio Magliocchetti) richiedeva interventi al sistema di drenaggio e di captazione del percolato, denunciando esalazioni nauseabonde. Il 31 luglio 97 un consigliere comunale di maggioranza denunciava al sindaco il deposito di rifiuti e non di sovvalli. Il 12 agosto 97 con ordinanza 118 il sindaco sospendeva il conferimento dei "sovvalli" per esaurimento delle due vasche. Il 13 agosto scoppia un incendio a Colfelice, e con ordinanza 119 dello stesso giorno, il sindaco ordina il deposito dei rifiuti presso la ex discarica Casermette, che appena una settimana prima esperti avevano ispezionato dichiarando la presenza "inusitata in impianti Rsu" di esalazioni di acidi a base zolfo. Il 2 settembre, altre segnalazioni denunciavano il conferimento di rifiuti da Colfelice a Radicina. Il 20 settembre 97 con ordinanza sindacale 156, veniva ripreso il conferimento dei sovvalli. Il 3 12 97 a seguito della verifica da parte dell'Asl "l'eccessivo accumulo dei rifiuti ha reso inagibile la vasca di accumulo del percolato…", con ordinanza sindacale 216 veniva sospeso il conferimento dei sovvalli. Il 5 dicembre 97 il Consorzio garantiva l'esecuzione dei necessari interventi di bonifica.
Il 9 dicembre 97 con ordinanza sindacale 221 veniva ripresa l'attività di conferimento. Con nota datata 6 aprile 1998, tutti i dipendenti di BW Italia denunciavano esalazioni pestifere, provenienti da Casermette e Radicina. Il 9 aprile '98, il sindaco veniva informato da un consigliere comunale della fuoriuscita di liquami e percolato dal deposito di Radicina. Il rivolo terribile non si arresta, e le autorità preposte alla verifica ed al controllo, brillano da allora per l'assenza. Fin dal giorno della sua nomina, Retarvi sta cercando di risalire la china, avendo effettuato analisi e richiesto l'intervento di chi ne ha la competenza.
***
Ambiente e territorio, basta coi veleni. Veleni riferiti non soltanto alle sostanze che le analisi identificano come tali, ma anche alle turpi abitudini di chi, forse godendo nel diffondere notizie esageratamente allarmanti, ama ciurlare nel manico. La Valle del Sacco necessita di cure drastiche, e qualcosa si sta facendo. Il Comune di Anagni, lavorando a riflettori spenti, sta intervenendo su situazioni incancrenite, che le stesse autorità sanitarie avevano trascurato.
Come "un albero che cade fa più rumore di una foresta che cresce", dati negativi vengono strombazzati con gioiosa isteria, rispetto a risultati di analisi che, in molte occasioni, possono far ben sperare. Tra le battaglie che l'assessore Guglielmo Retarvi combatte senza risparmiarsi, ci sono la lotta agli inquinatori "minori", ma non per questo non meno dannosi. Le officine meccaniche ed attività equiparate, stanno per ricevere una circolare predisposta da Retarvi, il quale nel ricordare gli obblighi di legge, sollecita il massimo rispetto per gli adempimenti previsti per ognuno.
Le associazioni di categoria potranno collaborare con il Comune, per quella che si prospetta come "la primavera dell'Ambiente anagnino". Naturalmente gli industriali faranno la loro parte, e molti si stanno già adoperando. Un attacco a testa bassa riguarderà Radicina, di cui si stanno occupando in questi giorni i Carabinieri del cap. Airoldi, e le discariche abusive disseminate sul territorio.
"È l'inizio di una battaglia - sostiene Retarvi - che combatteremo assieme al sindaco Noto ed alle forze che vorranno unirsi a noi, per una Anagni libera da livori ed inquinamento".
COLFELICE, DATI POCO ESALTANTI DELLA SAF IN COMMISSIONE AMBIENTE PROVINCIALE
Il Messaggero FR 03.02.11 pp.25 (prima) e 26 - di Vittorio Buongiorno
Negli ultimi due anni chi vive in provincia di Frosinone è riuscito ad abbattere la quantità di rifiuti prodotti appena dello 0,82%. Appena 1.663 tonnellate: siamo passati dalle 203 mila 558 tonnellate conferite a Colfelice nel 2008, alle 201 mila 925 portate all’impianto Saf dai 91 Comuni di questa provincia. Insomma, un disastro. Il dato è contenuto nella relazione che il presidente della Saf, Cesare Fardelli, consegnerà questa mattina in Provincia durante l’audizione davanti alla Commissione Ambiente.
«Dal 2008 però è diminuita - spiega Fardelli - la quantità dei sovvalli smaltiti in discarica e aumentata quella di cdr prodotto. Questi numeri dicono che l’impianto di Colfelice sta facendo il suo dovere». Quello dell’impianto Saf è un caso che si trascina da tempo e che è al centro di una inchiesta della Procura. «L’indagine è in corso e di questo non parlo. Lascio parlare i numeri», dice Fardelli. Secondo le accuse i milioni di euro, circa 20, stanziati per migliorare la funzionalità dell’impianto e abbattere la quantità di rifiuti inviati in discarica non sarebbero serviti allo scopo.
«Io lascio parlare i numeri», insiste Fardelli. «Nel 2008 sono finite in discarica 139 mila tonnellate di sovvalli, il 68,90% dei rifiuti conferiti a Colfelice. Mentre sempre nel 2008 siamo riusciti a produrre 54 mila tonnellate di Cdr, pari al 26%. Due anni dopo, nel 2010 in discarica sono finite 116 mila tonnellate di indifferenziati, 23 mila in meno, pari al 58,03% del totale. Mentre la quantità di cdr prodotta è salita al 32%, pari a 64 mila tonnellate». Restano invece molto basse le quantità di rifiuti recuperati da raccolta differenziata, passati comune dallo 0,12% del 2008 al 13,32% dello scorso anno.
«Sicuramente con il completamento dei lavori del quarto lotto l’impianto migliorerà ancora, ma adesso tocca ai Comuni fare la loro parte», dice Fardelli. Infatti al momento sono appena 27, su 91, i Comuni che in Ciociaria fanno raccolta differenziata. Meno di uno su tre. Va detto che nel 2008 erano appena 4 e quindi un incremento considerevole c’è stato, ma sono numeri ancora molto bassi. Ovviamente la parte del leone la fa Frosinone che nel 2010 ha raccolto 940 mila chili di differenziata. Tra tutti spicca il caso di Ripi che con meno di 6 mila abitanti è quarto in Provincia e raccoglie più differenziata di Anagni. «Ma c’è un altro dato che mi preme sottolineare - spiega Fardelli - nel primo semestre 2010 l’impianto di Colfelice ha prodotto più cdr dei tre impianti di Roma messi insieme: 33 mila tonnellate contro 25 mila. Quindi chi in Provincia sostiene che Colfelice non funziona pensi piuttosto a controllare che i Comuni migliorino la raccolta differenziata, solo così si potrà abbattere ancora la quantità di rifiuti destinati in discarica».
«Dal 2008 però è diminuita - spiega Fardelli - la quantità dei sovvalli smaltiti in discarica e aumentata quella di cdr prodotto. Questi numeri dicono che l’impianto di Colfelice sta facendo il suo dovere». Quello dell’impianto Saf è un caso che si trascina da tempo e che è al centro di una inchiesta della Procura. «L’indagine è in corso e di questo non parlo. Lascio parlare i numeri», dice Fardelli. Secondo le accuse i milioni di euro, circa 20, stanziati per migliorare la funzionalità dell’impianto e abbattere la quantità di rifiuti inviati in discarica non sarebbero serviti allo scopo.
«Io lascio parlare i numeri», insiste Fardelli. «Nel 2008 sono finite in discarica 139 mila tonnellate di sovvalli, il 68,90% dei rifiuti conferiti a Colfelice. Mentre sempre nel 2008 siamo riusciti a produrre 54 mila tonnellate di Cdr, pari al 26%. Due anni dopo, nel 2010 in discarica sono finite 116 mila tonnellate di indifferenziati, 23 mila in meno, pari al 58,03% del totale. Mentre la quantità di cdr prodotta è salita al 32%, pari a 64 mila tonnellate». Restano invece molto basse le quantità di rifiuti recuperati da raccolta differenziata, passati comune dallo 0,12% del 2008 al 13,32% dello scorso anno.
«Sicuramente con il completamento dei lavori del quarto lotto l’impianto migliorerà ancora, ma adesso tocca ai Comuni fare la loro parte», dice Fardelli. Infatti al momento sono appena 27, su 91, i Comuni che in Ciociaria fanno raccolta differenziata. Meno di uno su tre. Va detto che nel 2008 erano appena 4 e quindi un incremento considerevole c’è stato, ma sono numeri ancora molto bassi. Ovviamente la parte del leone la fa Frosinone che nel 2010 ha raccolto 940 mila chili di differenziata. Tra tutti spicca il caso di Ripi che con meno di 6 mila abitanti è quarto in Provincia e raccoglie più differenziata di Anagni. «Ma c’è un altro dato che mi preme sottolineare - spiega Fardelli - nel primo semestre 2010 l’impianto di Colfelice ha prodotto più cdr dei tre impianti di Roma messi insieme: 33 mila tonnellate contro 25 mila. Quindi chi in Provincia sostiene che Colfelice non funziona pensi piuttosto a controllare che i Comuni migliorino la raccolta differenziata, solo così si potrà abbattere ancora la quantità di rifiuti destinati in discarica».
EXTRA VALLE. IRIS PRESS 03/02/2011 - 16.21
RIFIUTI, WWF: LA UE CENSURA L’ITALIA PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI A NAPOLI
RIFIUTI, WWF: LA UE CENSURA L’ITALIA PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI A NAPOLI
STORICO PROTOCOLLO D'INTESA PER IL FIUME COSA
Il Messaggero FR 03.02.11 p.27 - di Gianpolo Russo
Sette comuni attraversati, 35 chilometri di lunghezza dalla sorgente alla foce, angoli naturalistici di tutto rispetto, fauna (acquatica e non) presente in gran misura. Il fiume Cosa, il corso d’acqua che attraversa da est ad ovest anche il capoluogo ciociaro, è sempre stato bistrattato e mai adeguatamente valorizzato. Da domani sarà, invece, oggetto di uno studio volto a realizzare interventi di bonifica e di valorizzazione delle sue sponde. Il comune di Frosinone e l’amministrazione provinciale hanno, infatti, organizzato un convegno sui contratti di Fiume e di Paesaggio che si terrà a partire dalle ore 9 nella villa comunale. Poi nel pomeriggio è prevista la firma del protocollo d’intesa tra i sette comuni attraversati dal fiume Cosa (Guarcino, Vico nel Lazio, Collepardo, Alatri, Veroli, Frosinone e Ceccano), la Provincia, la dodicesima Comunità Montana del Lazio - Monti Ernici, l’Università degli studi di Cassino. «Il protocollo - spiega l’ingegnere Paolo Sorbi dell’associazione Frosinone 2020 relatori - rappresenta un momento storico in quanto per la prima volta si accendono i fari su come far divenire il fiume Cosa una realtà paesistica di primo livello. Attraverso l’unità di intenti sarà possibile svolgere azioni sinergiche che vanno in un’unica direzione e sarà anche più facile ottenere quelle risorse economiche per gli interventi necessari. In particolare sono due le priorità da realizzare: 1) bonifica igenico-sanitaria e quindi esame di tutti gli scarichi che vanno a confluire nel fiume; 2) bonifica idraulica e quindi raschiamento del letto del fiume, riqualificazione spondale, prevenzione nei fenomeni di dissesto idrogeologico. Il tutto dovrà essere supportato da una politica urbanistica intorno al fiume volta a riqualificare la città». Il documento consentirà di costruire uno scenario strategico e condiviso di sviluppo sostenibile del territorio coniugando sicurezza e qualità ambientale con i seguenti obiettivi. «La mia relazione - spiega Rudy Gargano professore all’Università di Cassino ed esperto della sistemazione dei bacini idrografici - verterà sul degrado ambientale del bacino del fiume Cosa. La notevole pressione antropica in particolare della zona di Alatri, Frosinone e Ceccano rappresenta una forte criticità dal punto di vista della salute delle acque. Occorre un approccio sistematico che tenga conto dell’intero corso del fiume a partire dalle sorgenti. Solo con interventi sistematici che interessano l’intero tratto del fiume si possono evitare criticità come le esondazioni o fenomeni di dissesto più a valle quando il fiume arriva in pianura».
Parteciperanno all’evento il sindaco di Frosinone, Michele Marini, il presidente della Provincia Antonello Iannarilli, l’assessore alle politiche ambientali del comune di Frosinone, Francesco Raffa, l’assessore all’Urbanistica, Fernando Picchi, l’assessore provinciale alla pianificazione del territorio della Provincia di Frosinone, Gianluca Quadrini e l’assessore alle Politiche Ambientali, Fabio De Angelis e l’assessore regionale all’Ambiente, Marco Mattei.
Parteciperanno all’evento il sindaco di Frosinone, Michele Marini, il presidente della Provincia Antonello Iannarilli, l’assessore alle politiche ambientali del comune di Frosinone, Francesco Raffa, l’assessore all’Urbanistica, Fernando Picchi, l’assessore provinciale alla pianificazione del territorio della Provincia di Frosinone, Gianluca Quadrini e l’assessore alle Politiche Ambientali, Fabio De Angelis e l’assessore regionale all’Ambiente, Marco Mattei.
COMUNICATO STAMPA 03.02.11
INCONTRO CON LE ASSOCIAZIONI DELLA VALLE LATINA A CASSINO
VALLE LATINA: STORIE DI DONNE, UOMINI, ACQUA, FUSTI, DISCARICHE, “ECOBALLE” E INCENERITORI
Le associazioni CDS onlus, Fabbrica di Nichi, Giovani Democratici e VAS Cassino, organizzano per sabato 5 febbraio 2011 un incontro con le Associazioni della Valle Latina. L’intento è quello di tracciare un filo conduttore che lega le esperienze che dal nord della Provincia, dalla valle del sacco, si ricongiungono con le tante resistente in atto fino alla parte più meridionale della Piana del Cassinate.
Gli ultimi avvenimenti accaduti a Colleferro, rendono ancora più interessante il racconto che gli amici della RETUVASA – Rete per la Tutela della Valle del Sacco, verranno a fare a Cassino. Ci parleranno della loro esperienza di rete di associazioni che da anni sta combattendo con iniziative culturali, legali e di proposta alternativa di sviluppo ambientale e industriale del territorio, la totale gestione a dir poco illegale del territorio industriale del nord della Provincia.
Discariche abusive, con rifiuti tossici, i due grandi impianti di incenerimento di San Vittore del Lazio e Colleferro, nonché la discarica di Cerreto, l’enigmatica funzionalità dell’impianto di Colfelice, testimoniano quanto sia fallimentare la gestione dei rifiuti in Provincia e quanto non serva bruciarli solamente, se poi non si sviluppa l’intera filiera del ciclo dei rifiuti, e non si inizia in ogni comune una raccolta differenziata porta a porta.
Gli ultimi episodi a Cassino di ritrovamento di discariche e rifiuti tossici e amianto abbandonati in campagna e in città, rappresentano la dimostrazione che qualcosa non sta funzionando in tutta questa storia.
E per non farci mancare nulla quelle stesse acque inquinate che scendendo dalla valle latina raggiungono la piana del cassinate e quindi vanno ad interessare i nostri territori. Uno stesso filo conduttore, tante storie di donne, uomini e associazioni che vorrebbero nel nostro territorio raccontare un’altra storia, magari tesa a descrivere le tante risorse naturalistiche presenti in provincia di Frosinone. Invece, siamo di nuovo qui per cercare di proporre strumenti, metodologie e soprattutto idee e proposte per combattere queste illegalità.
Lo faremo assieme agli amici del Comitato Contrasto di Roccasecca, dell’Associazione Pasolini di Cervaro, ma naturalmente l’occasione sarà utile per incontrare tutte le associazioni e i comitati che con il loro sudore stanno difendendo il nostro futuro in provincia di Frosinone.
Ci aspettiamo una risposta forte da parte dei cittadini e delle Associazioni del Cassinate.
L’appuntamento è alle ore 17 in via verdi 19 – all’interno dell’ex campo boario di Cassino.
L’iniziativa verrà introdotta da un cortometraggio dell’Associazione Pasolini di Cervaro, seguiranno gli interventi di Alberto Valleriani e Francesco Bearzi della Retuvasa e Fabrizio Di Cioccio del Comitato Contrasto di Roccasecca.
Le associazioni, i comitati la cittadinanza sono invitati a partecipare
IL COMUNICATO STAMPA RETUVASA SU ESPOSTO PER PRESUNTO INQUINAMENTO IN LOCALITA' "CASA RIPI" SU ECCO LA NOTIZIA QUOTIDIANA 03.02.11
CASO FADDA: NON C'E' CONTAMINAZIONE (? - Titolo infelice - ndr)
COLLEFERRO Le analisi dei Nas sul terreno dell’allevatore escludono per ora l’ipotesi di inquinamento
Risultati negativi sia nel latte che sulle carcasse. Gli animali sono morti per «polmonite, gastroenterite emorragica e malnutrizione»
L’unica fonte di inquinamento è in un’area attigua a quel terreno che il commissario dice di aver recintato. Necessari nuovi campionamenti
Cinque giorni 03.02.11, p. 16
Nessuna "nuova" contaminazione. Le prime analisi effettuate nei giorni scorsi dai Nas nell'allevamento di Raimondo Fadda, il pastore che denunciò alcuni giorni fa il misterioso decesso di alcuni suoi animali, hanno per ora escluso qualsiasi ipotesi di inquinamento da betaesaclorocicloesano. Lo ha assicurato il sottosegretario alla Salute, Francesca Martini, dopo un vertice avuto
ieri pomeriggio al ministero con il capo Dipartimento per la sanità pubblica veterinaria, la nutrizione e la sicurezza alimentare Romano Marabelli, il Comandante generale del Nas Cosimo Piccinno, il direttore generale della Sicurezza degli alimenti e della nutrizione Silvio Borrello, il responsabile dei Servizi veterinari della Regione Lazio, il direttore generale e il direttore sanitario dell’Istituto Zooprofilattico del Lazio e Toscana, e il direttore generale dell’Asl Rm/7. «Allo stato attuale, ma le analisi sono ancora in corso, non ci sono evidenze di una nuova contaminazione da beta-esaclorocicloesano al di fuori dell'area sotto inchiesta
già perimetrata come area contaminata» - ha spiegato il sottosegretario. L'unica fonte di inquinamento nell'area di “Collelepre” è situata in un'area attigua a quell'allevamento di 40 ettari. «Il commissario ci dice - si legge ancora in una dichiarazione rilasciata alle agenzie - che quest'area è da un po' di tempo perimetrata perchè altamente contaminata da prodotti chimici. Dunque gli animali non dovrebbero avervi accesso». Esclusa dunque una nuova contaminazione esterna all'area interdetta, resta da capire il perchè di questi decessi. A tal proposito, la Asl ha confermato che nel 2010 sono stati denunciati 14 ovini morti e a gennaiosono stati tre i capi dichiarati deceduti. Un numero nella norma. Quanto alle carcasse degli animali, anche qui il sottosegretario ha escluso qualsiasi ipotesi di inquinamento. «Sono state prelevate le carcasse di agnelli e pecore e ieri sono stati effettuati prelievi di latte, orzo, acqua e prelievi ematici sugli animali - si legge sulle agenzie di ieri. Dagli esami fatti sul latte la presenza di beta-esaclorocicloesano è risultata negativa e dalle autopsie sugli animali è stata riscontrata polmonite, gastroenterite emorragica e malnutrizione. Sono ora in corso accertamenti batteriologici e se emergeranno nuovi elementi verranno presi i provvedimenti necessari». Nei prossimi giorni nell’area dove sono stati riscontrati i decessi del bestiame proseguiranno i controlli, con dei
carotaggi del terreno e prelievi delle acque. È stato inoltre istituito un programma di osservazione epidemiologica sanitaria nei comuni di Colleferro, Morolo, Frosinone, Segni, Ceccano e Sgurgola. La questione sarà dibattuta oggi in Consiglio comunale, dove è attesa una dura presa di posizione da parte dell’opposizione. «Attendiamo fiduciosi la conclusione delle indagini da parte degli organi incaricati - ha commentato ieri il deputato e capogruppo del Pd Renzo Carella. Continuiamo però a sostenere che non è stata operata un’adeguata perimetrazione dei siti contaminati. Il rischio dello “sconfinamento” degli allevamenti è sempre alto in più aree del territorio comunale. Chiederemo - aggiunge Carella - che venga fatta chiarezza sullo stato della bonifica. Quanto al caso specifico del Fadda - aggiunge- è bene sia fatta luce su una vicenda dai riscontri poco chiari. Non vorremmo che qualche avvocato spregiudicato speculi sulle disgrazie degli allevatori locali».
REGIONE Sì alla mozione dei Verdi
VALLE DEL SACCO? AREA AD ALTA CRITICITA' AMBIENTALE
La giunta avrà l’obbligo di approvare la dichiarazione entro sei mesi. Contrario al provvedimento il consigliere regionale Angelo Miele
Chieste più risorse per la bonifica e l’ampliamento della perimetrazione
Cinque giorni 03.02.11, p. 16
La giunta della Regione Lazio dovrà approvare entro sei mesi la dichiarazione di area a elevato rischio di crisi ambientale per il territorio del bacino del fiume Sacco. A disporlo un ordine del giorno, sottoscritto da Angelo Bonelli (Verdi), Ivano Peduzzi (FdS) e Annamaria Tedeschi (Idv), votato ieri a maggioranza dal Consiglio regionale del Lazio. La zona destinataria della dichiarazione è quella che coincide con la perimetrazione compiuta nel gennaio 2008 da un decreto del Ministero dell’Ambiente. L’ordine del giorno, parte dalla premessa che l’area è caratterizzata «da gravi alterazioni degli equilibri ecologici nei corpi idrici e nel suolo, con rischio per la popolazione e l’ambiente». Un confronto da estendere in commissione, ha spiegato Peduzzi, anche ai sindaci e ai rappresentanti delle comunità locali. Carlo De Romanis (Pdl), ha annunciato voto favorevole e ricordato che la giunta è già attiva
sul problema, ma ha chiesto cosa ha fatto il precedente governo regionale. Angelo Miele (Lista Polverini) non si è detto favorevole alla dichiarazione, ma piuttosto ha proposto una conferenza interprovinciale. Dello stesso parere Antonio Paris (Misto), che ha dichiarato il proprio voto contrario. Francesco Scalia (Pd), nell’annunciare il voto a favore del suo partito, si è mostrato preoccupato perché l’ordine del giorno avrebbe potuto essere utilizzato come “pretesto” per bloccare le attività industriali e, nello stesso tempo, ostacolare le riconversioni. Per questa ragione ha ottenuto di cancellare dal testo, con un emendamento approvato a maggioranza, un divieto alla realizzazione di ulteriori attività industriali soggette ad autorizzazione integrata ambientale. «La Regione sta intervendendo dai tempi della Giunta Marrazzo», ha ricordato. Scalia ha poi chiesto l’estensione dell’area commissariale oltre agli attuali confini. Al termine del dibattito è intervenuto l’assessore Marco Mattei che si è detto aperto alla richiesta di dichiarazione di area a elevato a rischio, ma ha tenuto a precisare che i risultati dei controlli non sono ancora “certificati”. “Il commissario sarà sollecitato a produrre una relazione definitiva sullo studio delle cause e sull’area interessata” ha annunciato.
Mattei, infine, ha ricordato la necessità del coinvolgimento degli enti territoriali e, pur nella consapevolezza del problema, di evitare facili allarmismi. Opportunità, quest’ultima, condivisa da numerosi consiglieri di entrambi gli schieramenti. Oggi la discussione si sposterà in Consiglio comunale. All'appuntamento delle ore 17,30 parteciperanno anche i tecnici della Asl e dell’Ufficio commissariale per l’emergenza della Valle del Sacco.
Colleferro. Intervento del consigliere di IdV
GIROLAMI:«ORMAI DELLA NOSTRA CITTA' SI PARLA SOLO IN MANIERA NEGATIVA E PREOCCUPANTE...»
Quotidiano sera 02.02.11, p. 1
In queste ore anche il consiglierecomunale di IdV Emanuele Girolami interviene, ancora una volta, a proposito della questione “ambientale”. «...Ormai della nostra città si parla solo negativamente su tutti il telegiornali nazionali - afferma l’avvocato Emanuele Girolami - e chi ci amministra continua però a cantarci la ninna nanna per farci credere che tutto è a posto e che non ci sono rischi per la nostra salute. In verità, l’aria è irrespirabile. Fino al primo Febbraio vi sono stato 22 giorni (su 32) in cui sono stati superati i limiti delle polveri sottili PM 10. Nel 2010 i giorni sono stati 53. Nel 2009 ben 67 e nel 2008 sono stati 62. Il limite previsto dalla legge è di 35 giorni. Presso il Tribunale di Velletri si sta svolgendo il processo nei confronti di coloro che sono accusati di avere bruciato rifiuti contenenti materiali ferrosi e comunque diversi da quelli catalogati comeCdr, nonché di avere manomesso il sistema di rilevamento dei fumi. Nella nostra discarica continua a prodursi percolato dai circa 165 milioni di Kg che ogni anno vengono sversati da 29 comuni. L’acqua, in diversi e ripetuti casi, è stata dichiarata non potabile. I terreni agricoli vengono abbandonati per essere coperti dai pannelli fotovoltaici. I lavori della turbogas continuano, nonostante che il consiglio Provinciale di Romaabbia approvato un ordine del giorno con il quale se ne chiede la sospensione.I cittadini sono ormai stufi del fumo agli occhi dei marciapiedi fatti con i soldi che riceviamo dagli inceneritori e dalla discarica-conclude Girolami - ...noi crediamo che la salute non abbia prezzo e non possa essere barattata con nulla. Chi si è dimostrato incapace di amministrare e tutelarci deve andare a casa...». A. C. S.
Si allarga a macchia d’olio l’inchiesta sull’attività dell’Arpa (l’Agenzia per la protezione ambientale) e culminata lo scorso settembre con l’arresto del direttore della sezione frusinate Vincenzo Addimandi, finito ai domiciliari perchè accusato di aver falsificato i risultati delle analisi effettuate su campioni di acqua. Il prelievo riguardava una ditta di Anagni specializzata nella zincatura di tubi di acciaio.
Con lui, risulta indagata anche l’ing. Lucia Agostini di Frosinone, dipendente Arpa (è assistita dall’avvocato Vincenzo Galassi).
Ad Addimandi vengono contestati 2 casi, entrambi del 2007. In uno, in particolare, quello che ha spinto il gip a firmare l’ordine di custodia, le analisi avevano certificato la presenza di zinco in quantità elevate, mentre sul registro quel dato, dopo essere stato sbianchettato, era stato abbassato di mille volte facendo risultare che l’acqua prelevata era pura.
Ebbene, proprio in questi giorni la Guardia di Finanza di Formia (che sta indagando sul caso) ha verificato la posizione di alcune aziende del Cassinate ove, appunto, l’Arpa aveva eseguito controlli e analisi. E pare che siano emerse altre irregolarità che avrebbero dato vita ad un secondo fascicolo, ovviamente diverso da quello che riguarda Addimandi.
In particolare, lo stesso Addimandi (assistito dall’avv. Marco Pizzutelli) ha sempre dichiarato la propria estraneità ai fatti contestati. Soprattutto perchè lui non faceva le analisi, ma semplicemente le controfirmava, per cui non poteva alterare i valori dati dai tecnici di laboratorio. Inoltre, appare oggi assai difficile contestare delle analisi, a distanza di 4 anni dai prelievi, quando si sa che un valore può cambiare radicalmente nell’arco di 24 ore. In ultima analisi, dunque, Addimandi si sente vittima di una lotta interna all’ufficio.
COLLEFERRO Le analisi dei Nas sul terreno dell’allevatore escludono per ora l’ipotesi di inquinamento
Risultati negativi sia nel latte che sulle carcasse. Gli animali sono morti per «polmonite, gastroenterite emorragica e malnutrizione»
L’unica fonte di inquinamento è in un’area attigua a quel terreno che il commissario dice di aver recintato. Necessari nuovi campionamenti
Cinque giorni 03.02.11, p. 16
Nessuna "nuova" contaminazione. Le prime analisi effettuate nei giorni scorsi dai Nas nell'allevamento di Raimondo Fadda, il pastore che denunciò alcuni giorni fa il misterioso decesso di alcuni suoi animali, hanno per ora escluso qualsiasi ipotesi di inquinamento da betaesaclorocicloesano. Lo ha assicurato il sottosegretario alla Salute, Francesca Martini, dopo un vertice avuto
ieri pomeriggio al ministero con il capo Dipartimento per la sanità pubblica veterinaria, la nutrizione e la sicurezza alimentare Romano Marabelli, il Comandante generale del Nas Cosimo Piccinno, il direttore generale della Sicurezza degli alimenti e della nutrizione Silvio Borrello, il responsabile dei Servizi veterinari della Regione Lazio, il direttore generale e il direttore sanitario dell’Istituto Zooprofilattico del Lazio e Toscana, e il direttore generale dell’Asl Rm/7. «Allo stato attuale, ma le analisi sono ancora in corso, non ci sono evidenze di una nuova contaminazione da beta-esaclorocicloesano al di fuori dell'area sotto inchiesta
già perimetrata come area contaminata» - ha spiegato il sottosegretario. L'unica fonte di inquinamento nell'area di “Collelepre” è situata in un'area attigua a quell'allevamento di 40 ettari. «Il commissario ci dice - si legge ancora in una dichiarazione rilasciata alle agenzie - che quest'area è da un po' di tempo perimetrata perchè altamente contaminata da prodotti chimici. Dunque gli animali non dovrebbero avervi accesso». Esclusa dunque una nuova contaminazione esterna all'area interdetta, resta da capire il perchè di questi decessi. A tal proposito, la Asl ha confermato che nel 2010 sono stati denunciati 14 ovini morti e a gennaiosono stati tre i capi dichiarati deceduti. Un numero nella norma. Quanto alle carcasse degli animali, anche qui il sottosegretario ha escluso qualsiasi ipotesi di inquinamento. «Sono state prelevate le carcasse di agnelli e pecore e ieri sono stati effettuati prelievi di latte, orzo, acqua e prelievi ematici sugli animali - si legge sulle agenzie di ieri. Dagli esami fatti sul latte la presenza di beta-esaclorocicloesano è risultata negativa e dalle autopsie sugli animali è stata riscontrata polmonite, gastroenterite emorragica e malnutrizione. Sono ora in corso accertamenti batteriologici e se emergeranno nuovi elementi verranno presi i provvedimenti necessari». Nei prossimi giorni nell’area dove sono stati riscontrati i decessi del bestiame proseguiranno i controlli, con dei
carotaggi del terreno e prelievi delle acque. È stato inoltre istituito un programma di osservazione epidemiologica sanitaria nei comuni di Colleferro, Morolo, Frosinone, Segni, Ceccano e Sgurgola. La questione sarà dibattuta oggi in Consiglio comunale, dove è attesa una dura presa di posizione da parte dell’opposizione. «Attendiamo fiduciosi la conclusione delle indagini da parte degli organi incaricati - ha commentato ieri il deputato e capogruppo del Pd Renzo Carella. Continuiamo però a sostenere che non è stata operata un’adeguata perimetrazione dei siti contaminati. Il rischio dello “sconfinamento” degli allevamenti è sempre alto in più aree del territorio comunale. Chiederemo - aggiunge Carella - che venga fatta chiarezza sullo stato della bonifica. Quanto al caso specifico del Fadda - aggiunge- è bene sia fatta luce su una vicenda dai riscontri poco chiari. Non vorremmo che qualche avvocato spregiudicato speculi sulle disgrazie degli allevatori locali».
REGIONE Sì alla mozione dei Verdi
VALLE DEL SACCO? AREA AD ALTA CRITICITA' AMBIENTALE
La giunta avrà l’obbligo di approvare la dichiarazione entro sei mesi. Contrario al provvedimento il consigliere regionale Angelo Miele
Chieste più risorse per la bonifica e l’ampliamento della perimetrazione
Cinque giorni 03.02.11, p. 16
La giunta della Regione Lazio dovrà approvare entro sei mesi la dichiarazione di area a elevato rischio di crisi ambientale per il territorio del bacino del fiume Sacco. A disporlo un ordine del giorno, sottoscritto da Angelo Bonelli (Verdi), Ivano Peduzzi (FdS) e Annamaria Tedeschi (Idv), votato ieri a maggioranza dal Consiglio regionale del Lazio. La zona destinataria della dichiarazione è quella che coincide con la perimetrazione compiuta nel gennaio 2008 da un decreto del Ministero dell’Ambiente. L’ordine del giorno, parte dalla premessa che l’area è caratterizzata «da gravi alterazioni degli equilibri ecologici nei corpi idrici e nel suolo, con rischio per la popolazione e l’ambiente». Un confronto da estendere in commissione, ha spiegato Peduzzi, anche ai sindaci e ai rappresentanti delle comunità locali. Carlo De Romanis (Pdl), ha annunciato voto favorevole e ricordato che la giunta è già attiva
sul problema, ma ha chiesto cosa ha fatto il precedente governo regionale. Angelo Miele (Lista Polverini) non si è detto favorevole alla dichiarazione, ma piuttosto ha proposto una conferenza interprovinciale. Dello stesso parere Antonio Paris (Misto), che ha dichiarato il proprio voto contrario. Francesco Scalia (Pd), nell’annunciare il voto a favore del suo partito, si è mostrato preoccupato perché l’ordine del giorno avrebbe potuto essere utilizzato come “pretesto” per bloccare le attività industriali e, nello stesso tempo, ostacolare le riconversioni. Per questa ragione ha ottenuto di cancellare dal testo, con un emendamento approvato a maggioranza, un divieto alla realizzazione di ulteriori attività industriali soggette ad autorizzazione integrata ambientale. «La Regione sta intervendendo dai tempi della Giunta Marrazzo», ha ricordato. Scalia ha poi chiesto l’estensione dell’area commissariale oltre agli attuali confini. Al termine del dibattito è intervenuto l’assessore Marco Mattei che si è detto aperto alla richiesta di dichiarazione di area a elevato a rischio, ma ha tenuto a precisare che i risultati dei controlli non sono ancora “certificati”. “Il commissario sarà sollecitato a produrre una relazione definitiva sullo studio delle cause e sull’area interessata” ha annunciato.
Mattei, infine, ha ricordato la necessità del coinvolgimento degli enti territoriali e, pur nella consapevolezza del problema, di evitare facili allarmismi. Opportunità, quest’ultima, condivisa da numerosi consiglieri di entrambi gli schieramenti. Oggi la discussione si sposterà in Consiglio comunale. All'appuntamento delle ore 17,30 parteciperanno anche i tecnici della Asl e dell’Ufficio commissariale per l’emergenza della Valle del Sacco.
Colleferro. Intervento del consigliere di IdV
GIROLAMI:«ORMAI DELLA NOSTRA CITTA' SI PARLA SOLO IN MANIERA NEGATIVA E PREOCCUPANTE...»
Quotidiano sera 02.02.11, p. 1
In queste ore anche il consiglierecomunale di IdV Emanuele Girolami interviene, ancora una volta, a proposito della questione “ambientale”. «...Ormai della nostra città si parla solo negativamente su tutti il telegiornali nazionali - afferma l’avvocato Emanuele Girolami - e chi ci amministra continua però a cantarci la ninna nanna per farci credere che tutto è a posto e che non ci sono rischi per la nostra salute. In verità, l’aria è irrespirabile. Fino al primo Febbraio vi sono stato 22 giorni (su 32) in cui sono stati superati i limiti delle polveri sottili PM 10. Nel 2010 i giorni sono stati 53. Nel 2009 ben 67 e nel 2008 sono stati 62. Il limite previsto dalla legge è di 35 giorni. Presso il Tribunale di Velletri si sta svolgendo il processo nei confronti di coloro che sono accusati di avere bruciato rifiuti contenenti materiali ferrosi e comunque diversi da quelli catalogati comeCdr, nonché di avere manomesso il sistema di rilevamento dei fumi. Nella nostra discarica continua a prodursi percolato dai circa 165 milioni di Kg che ogni anno vengono sversati da 29 comuni. L’acqua, in diversi e ripetuti casi, è stata dichiarata non potabile. I terreni agricoli vengono abbandonati per essere coperti dai pannelli fotovoltaici. I lavori della turbogas continuano, nonostante che il consiglio Provinciale di Romaabbia approvato un ordine del giorno con il quale se ne chiede la sospensione.I cittadini sono ormai stufi del fumo agli occhi dei marciapiedi fatti con i soldi che riceviamo dagli inceneritori e dalla discarica-conclude Girolami - ...noi crediamo che la salute non abbia prezzo e non possa essere barattata con nulla. Chi si è dimostrato incapace di amministrare e tutelarci deve andare a casa...». A. C. S.
INCHIESTA VINCENZO ADDIMANDI, INDAGINI SULL'OPERATO DELL'ARPA NEL CASSINATE
Il Messaggero Fr 03.02.11 p.27Si allarga a macchia d’olio l’inchiesta sull’attività dell’Arpa (l’Agenzia per la protezione ambientale) e culminata lo scorso settembre con l’arresto del direttore della sezione frusinate Vincenzo Addimandi, finito ai domiciliari perchè accusato di aver falsificato i risultati delle analisi effettuate su campioni di acqua. Il prelievo riguardava una ditta di Anagni specializzata nella zincatura di tubi di acciaio.
Con lui, risulta indagata anche l’ing. Lucia Agostini di Frosinone, dipendente Arpa (è assistita dall’avvocato Vincenzo Galassi).
Ad Addimandi vengono contestati 2 casi, entrambi del 2007. In uno, in particolare, quello che ha spinto il gip a firmare l’ordine di custodia, le analisi avevano certificato la presenza di zinco in quantità elevate, mentre sul registro quel dato, dopo essere stato sbianchettato, era stato abbassato di mille volte facendo risultare che l’acqua prelevata era pura.
Ebbene, proprio in questi giorni la Guardia di Finanza di Formia (che sta indagando sul caso) ha verificato la posizione di alcune aziende del Cassinate ove, appunto, l’Arpa aveva eseguito controlli e analisi. E pare che siano emerse altre irregolarità che avrebbero dato vita ad un secondo fascicolo, ovviamente diverso da quello che riguarda Addimandi.
In particolare, lo stesso Addimandi (assistito dall’avv. Marco Pizzutelli) ha sempre dichiarato la propria estraneità ai fatti contestati. Soprattutto perchè lui non faceva le analisi, ma semplicemente le controfirmava, per cui non poteva alterare i valori dati dai tecnici di laboratorio. Inoltre, appare oggi assai difficile contestare delle analisi, a distanza di 4 anni dai prelievi, quando si sa che un valore può cambiare radicalmente nell’arco di 24 ore. In ultima analisi, dunque, Addimandi si sente vittima di una lotta interna all’ufficio.
Incontro della MuSAC
Mutua delle sementi autoctone e contadine dei Monti Prenestini e dell'Alta Valle del sacco - da Il saltatempo
Genazzano - Castello Colonna, domenica 13 Febbraio, dalle 10 alle 13
Un incontro per scambiarsi contatti, saperi, opinioni e sementi
Si chiama SEMInario eppure un seminario non è. Ma è soprattutto unappuntamento per i membri della MuSAC.
La Mutua delle sementi è il gruppo, molto informale, nato nel settembre 2010durante la manifestazione Fermenti, con lo scopo di difendere l'agrobiodiversità attraverso la ricerca di cultivar autoctone e contadine, lo scambio di sementi e la loro salvaguardia dall'estinzione attraverso lacoltivazione.SEMInario è un appuntamento per dare l'occasione ai nuovi "soci dipresentarsi" e agli altri di rivedersi. Un incontro per scambiarsicontatti, saperi, pareri e sementi.
Durante la mattinata verranno mostrati campioni di semenza di alcune dellepiante già depositate nella banca virtuale (ma concretissima, essendo laterra stessa) della MuSAC.Inoltre sarà l'occasione per censire le cultivar scoperte negli ultimi mesiattraverso la compilazione di un semplice modulo.
Per le sementi autoctone, ovvero quelle coltivate da più di 50 anni sulterritorio, sarà bene utilizzare anche il modello per la domanda diiscrizione al registro volontario regionale delle risorse geneticheautoctone vegetali dell'Arsial.
L'iscrizione al registro dell'Arsial, mette automaticamente al riparo lecultivar autoctone dalle mire delle multinazionali che provassero abrevettarle, infatti, con la registrazione, la pianta divieneautomaticamente patrimonio delle "comunità indigene e locali".
Mutua delle sementi autoctone e contadine dei Monti Prenestini e dell'Alta Valle del sacco - da Il saltatempo
Genazzano - Castello Colonna, domenica 13 Febbraio, dalle 10 alle 13
Un incontro per scambiarsi contatti, saperi, opinioni e sementi
Si chiama SEMInario eppure un seminario non è. Ma è soprattutto unappuntamento per i membri della MuSAC.
La Mutua delle sementi è il gruppo, molto informale, nato nel settembre 2010durante la manifestazione Fermenti, con lo scopo di difendere l'agrobiodiversità attraverso la ricerca di cultivar autoctone e contadine, lo scambio di sementi e la loro salvaguardia dall'estinzione attraverso lacoltivazione.SEMInario è un appuntamento per dare l'occasione ai nuovi "soci dipresentarsi" e agli altri di rivedersi. Un incontro per scambiarsicontatti, saperi, pareri e sementi.
Durante la mattinata verranno mostrati campioni di semenza di alcune dellepiante già depositate nella banca virtuale (ma concretissima, essendo laterra stessa) della MuSAC.Inoltre sarà l'occasione per censire le cultivar scoperte negli ultimi mesiattraverso la compilazione di un semplice modulo.
Per le sementi autoctone, ovvero quelle coltivate da più di 50 anni sulterritorio, sarà bene utilizzare anche il modello per la domanda diiscrizione al registro volontario regionale delle risorse geneticheautoctone vegetali dell'Arsial.
L'iscrizione al registro dell'Arsial, mette automaticamente al riparo lecultivar autoctone dalle mire delle multinazionali che provassero abrevettarle, infatti, con la registrazione, la pianta divieneautomaticamente patrimonio delle "comunità indigene e locali".