ACEA ATO 5. LA QUESTIONE SI COMPLICA E SI INASPRISCE
Il Messaggero Fr 14.2.10 pp.29 (prima) e 31 - di De. Co.
Si complica e allo stesso tempo si inasprisce sempre di più la vicenda del servizio idrico in Ciociaria: Acea Ato 5 nei giorni scorsi ha fatto recapitare una diffida all’autorità d’ambito ad assumere altri atti che compromettano la situazione. Un “avvertimento” che Antonello Iannarilli sembra intenzionato a non cogliere, visto che la proposta, quella definitiva, che si sta delineando in questi giorni e che verrà presentata, dopo tanta attesa, il prossimo 20 dicembre ai sindaci, si preannuncia molto dura. “Mancano 56 milioni di euro di investimenti su 102 previsti in sede di gara - ha detto ieri mattina Iannarilli - non possiamo assolutamente passarci sopra”. Per come si stanno mettendo le cose quindi il dialogo con il gestore potrebbe continuare (per un’eventuale trattativa) solo se la società si mostrerà disposta a realizzare quegli investimenti non realizzati. Altrimenti si potrebbe aprire direttamente la strada della risoluzione contrattuale per inadempimenti. Ma le posizioni del gestore sono tutt’altro che concilianti visti i toni delle due note di diffida, inviate alla Sto, a Iannarilli e ai sindaci, nella quale Acea riassume la propria versione dei fatti, sia sui 14 milioni di oneri concessori non versati ai comuni (per il gestore sono somme “incerte e indeterminate”), sia sui 56 milioni di euro di mancati investimenti. “Tale assunto è privo di fondamento” esordisce la società riferendosi quella transazione con la quale nel 2007 venne chiusa, a suo dire definitivamente, la vicenda dei pregressi mancati investimenti. “Quella transazione è sotto inchiesta della Procura. Per me non è valida” ha ribattuto seccamente il presidente. Il nodo sta qui. E poi si aggiunge la delicata situazione degli ultimi mesi, con l’autorità d’ambito che non ha ancora deliberato una tariffa definitiva né un piano di ambito. Mesi in cui la società ha effettuato i soli investimenti reputati urgenti.
Acea anche in questo caso addossa completamente le colpe della situazione attuale all’autorità d’ambito, definita «incapace di far fronte ai propri obblighi e alle proprie funzioni di regolatore». «Tali ritardi nella realizzazione di interventi infrastrutturali - conclude Acea - sono totalmente riconducibili all’irragionevolezza dei comportamenti e alle gravissime inadempienze amministrative». Non sono recriminazioni fini a se stesse: il gestore ha già chiesto 40 milioni di euro di danni dopo la deliberazione della conferenza dei sindaci che annullava gli aumenti tariffari accordati nel 2007 e riportava la tariffa, provvisoriamente, a 0,94 euro/mc. Ora potrebbe profilarsi un’ulteriore richiesta danni per il 2010. Non per niente le due note si chiudono con una «diffida ad assumere ulteriori atti, fatti, comportamenti o omissioni che risultino pregiudizievoli, fermo restando ogni azione, a tutela della società»
PROVINCIA DI FROSINONE. SI ENTRA NELLA FASE STAGIONALE PIU' ACUTA PER LE PM10. VALORI ALLE STELLE
Il Messaggero FR 14.2.10 p.29 (prima) - di Gia. Rus.
Si entra, statisticamente, nella fase più “calda” dell’inquinamento. Le centraline sparse sul territorio di Frosinone e provincia stanno rilevando valori di polveri sottili (pm 10) elevatissime. I dati di ieri riferiscono, per il capoluogo, 120 microgrammi al metro cubo per la stazione di rilevamento di via Puccini allo Scalo. Si tratta del valore più alto degli ultimi mesi. Secondo superamento anche per la centralina di viale Mazzini, anche qui livelli elevatissimi rispetto alla media: 87 micogrammi/mc. Le polveri sottili sono schizzate come presenza nell’atmosfera anche nel resto della provincia. A Ferentino, ieri, vi erano 79 mg/mc, ad Alatri 70, a Cassino 109. Tra l’altro da pochi giorni la città Martire ha superato i 35 giorni di inquinamento in un anno (siamo a 40) e, pertanto, per legge l’amministrazione cassinate dovrà, a partire dal 2011, prevedere nuove disposizioni in materia di limitazioni al traffico. Ben peggiore la situazione a Frosinone dove oramai si è toccato quota 91 giorni di inquinamento. Il pericolo nei prossimi giorni è che il freddo, associata ad una mancata ventilazione, potrebbe far aumentare ulteriormente i valori. «Si entra nella fase più acuta - commenta l’assessore all’Ambiente Francesco Raffa - Il consiglio è di salvaguardare soprattutto i bambini, i più esposti perché le polveri stazionano prevalentemente a 80-90 cm da terra».
IL CONSIGLIERE REGIONALE FRANCESCO SCALIA: NO ALL'IMPIANTO DI SMALTIMENTO AMIANTO, TRA L'ALTRO FORSE ANCHE ANTI-ECONOMICO
Il Messaggero FR 14.2.10 p.33
La nuova richiesta di autorizzazione ambientale presentata alla Regione Lazio dalla società Progetto Immobiliare di Ferrara per la costruzione di un impianto per il trattamento delle lastre d’amianto nell’area industriale di Villa Santa Lucia ha fatto ripartire le proteste da parte degli abitanti e degli ambientalisti. “Il rischio non è completamente scongiurato. Perciò torno a ribadire la mia contrarietà al progetto, che desta, a ragione, le preoccupazioni di un territorio già caratterizzato dalla presenza di altri siti di trattamento dei rifiuti, Colfelice e San Vittore, nelle immediate vicinanze”. Commenta così il consigliere regionale Francesco Scalia dopo l’allarme lanciato dal Comitato civico “Villa no-amianto”e aggiunge: ”Come già avvenuto quando ero in maggioranza, torno a contrastare, dall’opposizione, l’ipotesi della localizzazione a Villa Santa Lucia di un impianto di smaltimento delle lastre di amianto, che in questi giorni sembra riprendere quota. Continuo a ritenere che c’è una questione ambientale da considerare, legata alla pericolosità delle operazioni di stoccaggio e di trasporto dell’amianto, che potrebbero dar luogo a dispersioni tossiche e inquinanti.” Per Scalia occorre valutare a fondo l’entità dei costi “che sembrano essere di gran lunga superiori a quelli delle procedure di smaltimento in atto, con il rischio che l’intera operazione si riveli, oltre che potenzialmente dannosa per ambiente e cittadini, addirittura antieconomica.”
REGIONE LAZIO: AUDIZIONE IN COMMISSIONE AMBIENTE SU EMERGENZA ARSENICO
(IRIS) - ROMA, 14 DIC - E’ approdato questa mattina in commissione Ambiente del Consiglio regionale il caso della presenza di arsenico nelle acque potabili di alcuni comuni del Lazio in misura superiore ai limiti comunitari. A porre all’ordine del giorno l’argomento il presidente Roberto Carlino (Udc): “Ho ritenuto necessario convocare con urgenza questa audizione – ha dichiarato Carlino in apertura di seduta – perché siamo di fronte ad un problema che colpisce la quotidianità dei cittadini della nostra regione”. Nel corso della seduta, cui hanno partecipato le Asl Rm H, Rm F, Latina, Viterbo ed esponenti dell’Associazione italiana medici per l’ambiente, l’assessore all’Ambiente Marco Mattei ha illustrato le azioni messe in campo dalla Giunta, alcune con i poteri della protezione civile regionale, in vista dell’imminente ordinanza ministeriale che farà seguito alla decisione della Ue di riportare i limiti della concentrazione massima di arsenico nell’acqua ad un massimo di 10 microgrammi per litro.
“In attesa del decreto del Ministero della Salute che darà le direttive sull’argomento – dichiara Carlino – l’Assessore all’Ambiente Mattei ci ha informato che si stanno comunque prendendo urgenti provvedimenti: entro l’anno i Comuni della Provincia di Latina riusciranno a ridurre le concentrazioni di arsenico a 20 microgrammi per litro per rientrare entro pochi mesi in quello dei 10; la provincia di Viterbo, invece, che ha quasi 60 comuni con una situazione infrastrutturale acquedottistica più critica, completerà l’adeguamento entro il marzo 2012, quindi ampiamente entro il termine ultimo imposto dalla Comunità Europea del 31 dicembre 2012”.
Tra le iniziative comunicate da Mattei, che ha già impegnato 10 milioni di euro nel 2010 ed attivato da sei mesi un tavolo tecnico, la richiesta di un deroga provvisoria a 20 microgrammi/litro per il Lazio fino al dicembre 2012, come già concesso dalla Commissione europea ad altri comuni italiani. In questo periodo sarà varata la realizzazione – con semplificazione delle procedure di autorizzazione – di dearsenificatori, soprattutto per la provincia di Viterbo ed alcuni comuni a nord di Roma, e progetti per la diluizione delle acque. “Non escludo, se necessario, il ricorso a poteri sostitutivi” ha annunciato l’assessore. L’obiettivo è portare quante più situazioni oggi “fuori limite” entro i 10 microgrammi, mentre per quelle che presentano criticità maggiori un piano di interventi immediato a carattere di protezione civile. Confermato l’avvio di una campagna di comunicazione.
Adeguata informazione, in particolare per gli effetti sulla salute, sulla quale hanno posto l’accento stamane i portavoce dell’Associazione italiana medici per l’ambiente, i quali hanno chiesto, con un decalogo, l’attivazione di divieti e la fornitura immediata di acqua dearsenificata (anche col ricorso ad impianti mobili). I rappresentanti delle Asl hanno invece fornito il quadro della situazione degli 86 comuni coinvolti e le iniziative di informazione attivate.
Nel corso dell’audizione il consigliere Ivano Peduzzi (FdS) ha rimarcato la necessità di interventi strutturali contro il degrado dei territori attraverso iniziative a carattere sistematico. E di fronte ad eventuali lentezze nel mettere in campo una risposta pianificata Peduzzi ha annunciato di ricorrere a tutti gli strumenti in possesso dell’opposizione. Attenzione che Andrea Bernaudo (Lista Polverini) ha dichiarato esser già evidente dalla sollecitudine del presidente Carlino nel convocare l’audizione e in quella dell’assessore Mattei nell’affrontare pragmaticamente un problema che “non si può certo imputare a questa Giunta”. Ai quesiti del consigliere Lidia Nobili (Pdl) sulle origini del fenomeno, i tecnici presenti hanno risposto illustrando tanto le ipotesi di origine naturale, quanto quelle legate all’intervento umano (tra cui l’uso di combustibili fossili e l’uso di prodotti chimici in agricoltura).
Hanno partecipato all’audizione Mario Di Carlo (Pd), Francesco Storace (La Destra), Francesco Pasquali (Fli) e Rodolfo Gigli (Udc).
REGIONE LAZIO: AUDIZIONE IN COMMISSIONE AMBIENTE SU EMERGENZA ARSENICO
(IRIS) - ROMA, 14 DIC - E’ approdato questa mattina in commissione Ambiente del Consiglio regionale il caso della presenza di arsenico nelle acque potabili di alcuni comuni del Lazio in misura superiore ai limiti comunitari. A porre all’ordine del giorno l’argomento il presidente Roberto Carlino (Udc): “Ho ritenuto necessario convocare con urgenza questa audizione – ha dichiarato Carlino in apertura di seduta – perché siamo di fronte ad un problema che colpisce la quotidianità dei cittadini della nostra regione”. Nel corso della seduta, cui hanno partecipato le Asl Rm H, Rm F, Latina, Viterbo ed esponenti dell’Associazione italiana medici per l’ambiente, l’assessore all’Ambiente Marco Mattei ha illustrato le azioni messe in campo dalla Giunta, alcune con i poteri della protezione civile regionale, in vista dell’imminente ordinanza ministeriale che farà seguito alla decisione della Ue di riportare i limiti della concentrazione massima di arsenico nell’acqua ad un massimo di 10 microgrammi per litro.
“In attesa del decreto del Ministero della Salute che darà le direttive sull’argomento – dichiara Carlino – l’Assessore all’Ambiente Mattei ci ha informato che si stanno comunque prendendo urgenti provvedimenti: entro l’anno i Comuni della Provincia di Latina riusciranno a ridurre le concentrazioni di arsenico a 20 microgrammi per litro per rientrare entro pochi mesi in quello dei 10; la provincia di Viterbo, invece, che ha quasi 60 comuni con una situazione infrastrutturale acquedottistica più critica, completerà l’adeguamento entro il marzo 2012, quindi ampiamente entro il termine ultimo imposto dalla Comunità Europea del 31 dicembre 2012”.
Tra le iniziative comunicate da Mattei, che ha già impegnato 10 milioni di euro nel 2010 ed attivato da sei mesi un tavolo tecnico, la richiesta di un deroga provvisoria a 20 microgrammi/litro per il Lazio fino al dicembre 2012, come già concesso dalla Commissione europea ad altri comuni italiani. In questo periodo sarà varata la realizzazione – con semplificazione delle procedure di autorizzazione – di dearsenificatori, soprattutto per la provincia di Viterbo ed alcuni comuni a nord di Roma, e progetti per la diluizione delle acque. “Non escludo, se necessario, il ricorso a poteri sostitutivi” ha annunciato l’assessore. L’obiettivo è portare quante più situazioni oggi “fuori limite” entro i 10 microgrammi, mentre per quelle che presentano criticità maggiori un piano di interventi immediato a carattere di protezione civile. Confermato l’avvio di una campagna di comunicazione.
Adeguata informazione, in particolare per gli effetti sulla salute, sulla quale hanno posto l’accento stamane i portavoce dell’Associazione italiana medici per l’ambiente, i quali hanno chiesto, con un decalogo, l’attivazione di divieti e la fornitura immediata di acqua dearsenificata (anche col ricorso ad impianti mobili). I rappresentanti delle Asl hanno invece fornito il quadro della situazione degli 86 comuni coinvolti e le iniziative di informazione attivate.
Nel corso dell’audizione il consigliere Ivano Peduzzi (FdS) ha rimarcato la necessità di interventi strutturali contro il degrado dei territori attraverso iniziative a carattere sistematico. E di fronte ad eventuali lentezze nel mettere in campo una risposta pianificata Peduzzi ha annunciato di ricorrere a tutti gli strumenti in possesso dell’opposizione. Attenzione che Andrea Bernaudo (Lista Polverini) ha dichiarato esser già evidente dalla sollecitudine del presidente Carlino nel convocare l’audizione e in quella dell’assessore Mattei nell’affrontare pragmaticamente un problema che “non si può certo imputare a questa Giunta”. Ai quesiti del consigliere Lidia Nobili (Pdl) sulle origini del fenomeno, i tecnici presenti hanno risposto illustrando tanto le ipotesi di origine naturale, quanto quelle legate all’intervento umano (tra cui l’uso di combustibili fossili e l’uso di prodotti chimici in agricoltura).
Hanno partecipato all’audizione Mario Di Carlo (Pd), Francesco Storace (La Destra), Francesco Pasquali (Fli) e Rodolfo Gigli (Udc).