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martedì 23 novembre 2010

Rassegna stampa Retuvasa 23.11.10

ALLE 21 IN ONDA SU ECO DELLA RETE INTERVISTA A MASSIMO PIRAS (NON BRUCIAMOCI IL FUTURO) SUL NUOVO PIANO REGIONALE RIFIUTI

LO SPOSTAMENTO DELLA STAZIONE FERROVIARIA DI FROSINONE E' REALIZZABILE. ANCHE SENZA L'AEROPORTO.

Il Messaggero Fr 23.11.10 p.43 - di Gianpaolo Russo
«Lo spostamento della stazione di Frosinone è un obiettivo realizzabile». L’assessore all’Urbanistica, Fernando Picchi, risponde al consigliere comunale del Pdl, Riccardo Mastrangeli che in una nota di ieri ha rispolverato un progetto annunciato oltre un anno fa ma di cui si erano perse le traccia. Il consigliere di centro destra ha chiesto lumi su quale fosse l’iter intrapreso dall’amministrazione e perché questo ambizioso progetto era rimasto solo poco più di un’idea. «In questi mesi ho fatto eseguire uno studio - spiega l’assessore Fernando Picchi - che ho già presentato ai vertici di Trenitalia. Per realizzare la nuova stazione, indipendentemente dal progetto aeroporto o meno, occorrono i numeri e Frosinone, ora sappiamo, che li possiede: attualmente i passeggeri pendolari che ogni giorno prendono il treno a Frosinone per recarsi a Roma sono 7.500. Con la nuova stazione e con il collegamento tramite alta velocità le due città sarebbero collegate in circa 30 minuti. Secondo alcuni calcoli vi sono circa 2 mila studenti di Frosinone e zone limitrofe che vivono a Roma per non fare avanti ed indietro con il treno. Con il collegamento veloce in molti risparmierebbero i costi che determina vivere nella Capitale. La stazione poi servirebbe anche ai paesi limitrofi quali Ferentino, Ceccano e i comuni della catena dei Lepini. Già con queste cifre arriviamo ad un potenziale di fruitori di 12 mila unità. Se poi venisse realizzato anche lo scalo aeroportuale altri 2 mila passeggeri prenderebbero il treno da Frosinone per andare a Roma. Queste cifre sono state riportate a Trenitalia che si è convinta della bontà dell’iniziativa». Ma ora a che punto è la pratica? «Ottenuto l’ok da Trenitalia e compresa la fattibilità dell’opera ho contattato il presidente della provincia Iannarilli, il consigliere regionale Scalia e l’onorevole Pallone per trovare un’unità di intenti. Ora dalle buone intenzioni però si deve passare ai fatti». Cosa farà nei prossimi giorni? «Il comune di Frosinone da solo non può far nulla, occorre una volontà politica di ampio respiro. Personalmente mi farò promotore di un incontro con i vari enti e con le società interessate. Dopo le feste natalizie, ad inizio anno, convocherò una riunione tecnica per portare nel giro di qualche mese ad una vera e propria conferenza dei servizi. Solo così, da semplice idea, il progetto potrà diventare concreto». A spiegare quali vantaggi comporterebbe lo spostamento della stazione è Mastrangeli che, nel suo intervento, ha aggiunto: «Lo spostamento della stazione ferroviaria di Frosinone è divenuta oramai una necessità non più rinviabile. Avere uno scalo ferroviario in pieno centro-città, oltre a determinare una serie di forti disagi ai pendolari ma anche ai tanti residenti del posto, è anche fonte di inquinamento acustico ed atmosferico. Ogni giorno i tanti residenti del quartiere e i commercianti sono ostaggi di questa presenza che diventa, anno dopo anno, sempre più ingombrante. Il quartiere è soffocato da traffico, smog e caos. Non vorremmo insomma che, sopita l’ipotesi dell’aeroporto che alimentava il progetto, questo importante obiettivo sia stato riposto in qualche cassetto e caduto nel dimenticatoio. La stazione può e deve essere spostata anche indipendentemente dalla realizzazione o meno dello scalo aeroportuale». Lo spostamento della stazione consentirebbe di riqualificare urbanisticamente il quartiere Scalo: «Nei prossimi mesi estenderò il piano B - conclude Picchi - anche in questa zona. Si potrà edificare con un indice di cubatura di 3 metri quadri a metro cubo, uniformando questa parte di città al restante capoluogo».

PIANO REGIONALE RIFIUTI. POSIZIONI A CONFRONTO. ALEMANNO VUOLE UN TERMOVALORIZZATORE
Sel chiede più differenziata, Robilotta è scettico
Cinque giorni, 23.11.2010

Sulla valutazione del nuovo piano dei rifiuti non mancheranno i commenti, ma sin d'ora si delineano, come al solito due scuole di pensiero. Quella degli ecologisti e della sinistra che punta sull'intensificazione della raccolta differenziata, tanto da ritenere realistico l'obiettivo proposto dalla Presidente Polverini del 60% entro il 2012. Un altro orientamento vede la soluzione del 'problema dei problemi' nella ostruzione di altri bruciatori. Fra questi ultimi il sindaco di Roma Gianni Alemanno che per la Capitale ha chiesto una deroga, uno statuto speciale, un piano ad hoc, allo scopo di realizzare un nuovo termovalorizzatore. La settimana scorsa Alemanno e l'AD dell'AMA Panzironi hanno preannunziato l'acquisto di 28mila nuovi cassonetti da distribuire nelle strade della Capitale entro il prossimo anno e mezzo. Ma più della metà, 14.450, serviranno solo per i rifiuti indifferenziati, il che lascia intendere lo scarso impegno dell'amministrazione capitolina verso un avvio serio e massiccio della raccolta differenziata. Già, obbiettano da sinistra, il piano presentato dalla presidente Polverini, ha molti limiti perchè spiana la strada al Sindaco di Roma aprendogli la possibilità di scaricare i rifiuti prodotti dalla Capitale, per esempio all'Inviolata di Guidonia, anche se Alemanno già tre anni fa avrebbe dovuto, per legge, indicare dove fare la nuova discarica in sostituzione dell'esausta Malagrotta. Ma c'è anche chi a destra ritiene impossibile raggiungere il livello del 60% di raccolta differenziata. E' il caso del socialista riformista del PdL Donato Robilotta, strenuo propugnatore dei bruciatori, che giudica pura fantasia elevare la differenziata dal 15-16% attuali al 60% nel 2012. Se nei prossini dieci anni, anche a fronte di ingenti risorse, si arriverà al 20% sara' gia' grasso che cola. Dopo aver fatto i suoi conti Robilotta ritiene insufficiente il livello attuale di smaltimento con le sole linee di S.Vittore, Colleferro e Malagrotta, che oggi hanno una capacita' effettiva di smaltimento pari a 290.000 tonnellate all'anno di cdr. Secondo i suoi calcoli mancherebbero al conto sempre 440.000 tonnellate di cdr prodotte da smaltire. Ci par di capire che si parli di un numero di bruciatori in proporzione superiore a quello della Lombardia che ha il doppio degli abitanti del Lazio.

ANAGNI. ANCORA SUL POZZO PETROLIFERO ANAGNI 2 A COLLACCIANO
Il Messaggero Fr 23.11.10 p.44
L'articolo sostanzialmente riporta quanto già riferito nei giorni scorsi da La Provincia FR (vedi RS precedenti)