COMUNICATO STAMPA RETUVASA 01.03.11: Le incertezze sulla contaminazione umana da beta-HCH
Colleferro. Su segnalazione del “Comitato Residenti” e “Retuvasa” l’on. Alessandri riferisce nella seduta dello scorso 23 Febbraio
IL PROGETTO PER LA REALIZZAZIONE DI UN "FOTOVOLTAICO" FINISCE IN PARLAMENTO
Quotidiano sera 28.02.2011
COLLEFERRO - Nella recente seduta alla Camera dei Deputati di Mercoledì 23 Febbraio u.s., l’on. Alessandri ha presentato un’interrogazione a risposta scritta indirizzata al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali.... a proposito del progetto presentato per la realizzazione di un mega impiento fotovoltaico da realizzarsi a
ridosso della città di Colleferro in territorioi limitrofo all’Autostrada del Sole A1 Roma- Napoli. Da tempo le organizzazioni ambientaliste territoriali di Colleferro tra cui in prima
linea il “Comitato Residenti Colleferro” e “Retuvasa” stanno portando avanti una battaglia per impedire “uno scempio paesaggistico” e tutelare il forte impatto ambientale che questa realizzazione potrebbe comportare. Orbene la delicata questione è finita sugli scranni di Montecitorio con l’interrogazione dell’on. Alessandriche di seguito pubblichiamo.“Al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, al Ministro per i b eni e le attività culturali, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali....per sapere, premesso che: la realizzazione di impianti di produzione di energia da fonti alternative, autorizzati, nella maggior parte dei casi, con provvedimenti di competenza regionale, ha aperto comunque nel Paese una profonda riflessione sul rapporto che tali impianti hanno con il territorio e con il paesaggio nonché con riguardo agli effetti negativi che tali impianti hanno sulla destinazione agricola delle aree interessate; esistono infatti molti progetti che, per l’impatto e l’incidenza sul territorio, si presentano talmente incisivi su beni giuridici fondamentali quali l’ambiente e il paesaggio, da richiedere, ad avviso dell’interrogante un più penetrante ruolo di controllo da parte dello Stato; si fa riferimento, a titolo esemplificativo, al progetto di costruzione di un impianto fotovoltaico per la produzione di energia elettrica, nel comune di Colleferro, in località Fontana degli Angeli, di potenza nominale 6.014,25 kWp, comprensivo delle opere connesse e delle infrastrutture volte alla realizzazione e all’esercizio dell’opera con realizzazione della linea elettrica di collegamento dell’impianto alla rete elettrica di distribuzione che si affianca a altri tre impianti di analoga potenza e tipologia cosa peraltro di dubbia conformità all’ attuale normativa; l area individuata per l’installazione dei quattro impianti fotovoltaici è inserita entro un perimetro la cui superficie è di 71,54 ettari, una superficie superiore a quella della centrale nucleare di Montalto di Castro, che si trova inoltre a soli 2 chilometri di distanza dal centro abitato di Colleferro a Nord e ad appena 150 metri dall’Autostrada del Sole, A1 ed il comitato residenti Colleferro e Retuvasa hanno informato l’interrogante della situazione in cui si sono venuti a trovare a seguito dell’autorizzazione al predetto parco fotovoltaico rispetto alla quale hanno segnalato in più sedi anomalie sia con riguardo alla congruità del progetto (ad esempio sarebbero state ignorate le reali condizioni del territorio, sul quale insistono abitazioni civili) sia con riguardo all’impatto del medesimo; su questo impianto in particolare, a causa delle già pesanti conseguenze che l’area in questione si trova a dover sopportare in conseguenza di operazioni illegali commesse nella gestione dei rifiuti pericolosi da parte di imprese industriali presenti nella Valle del Sacco, sarebbe ad ogni modo auspicabile che si accertasse, per i profili di competenza, se e quali eventuali ulteriori impatti evitabili il predetto parco fotovoltaico potrebbe avere sul contesto agricolo, ambientale e socioculturale del luogo in cui dovrebbe essere realizzato; tuttavia esistono diversi altri casi in Italia di progetti di impianti eolici, fotovoltaici o che comunque prevedono l’utilizzo di fonti rinnovabili per la produzione di energia che, per la loro incidenza, pongono problemi di vario tenore che non possono essere considerati isolati ma che meritano una considerazione complessiva e una rivalutazione a livello generale e finanche normativo, dell’intera problematica; gli ultimi provvedimenti adottati dal Governo in materia di realizzazione di
impianti energetici alimentati da fonti rinnovabili, sono volti a contemperare l’esigenza di portare la nostra quota di energia rinnovabile sul consumo totale nazionale al 20 per cento al 2020, con i princìpi di tutela dell’ ambiente, del paesaggio e delle ricchezze storico culturali del variegato territorio italiano; si fa riferimento, in particolare alle « Linee Guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili », di cui al decreto ministeriale 10 Settembre 2010, fortemente richieste anche dal Parlamento soprattutto al fine disciplinare con maggior rigore il procedimento di autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, per assicurarne un corretto inserimento nel paesaggio, con particolare attenzione per gli impianti eolici e fotovoltaici installati al suolo; in tal senso, le regioni hanno avuto 90 giorni per adeguare le proprie normative altrimenti, a decorrere dal 2 Gennaio 2011, le disposizioni sono direttamente applicabili; le linee guida riconoscono un maggior peso delle soprintendenze nel procedimento autorizzatorio, consentono alle regioni di determinare le aree sensibili nelle quali interdire l’installazione di impianti di produzione energetica da fonte rinnovabile ed introducono elementi di mitigazione per l’inserimento degli impianti medesimi nell’ambiente e nel paesaggio; peraltro esse prevedono la possibilità di essere successivamente aggiornate con procedimento analogo a quello che le ha formate; sarebbe a tal proposito conveniente approfondire anche gli aspetti negativi indiretti correlati alla realizzazione di impianti cosi impattanti sul territorio, valorizzando l’interesse pubblico generale che richiede di individuare una sintesi equilibrata ed efficace tra le diverse esigenze (produzione di energia pulita, salvaguardia dell'ambiente, sviluppo economico, consenso sociale, eccetera), comparando l’importanza dei beni da sacrificare con le utilità da conseguire per non compromettere irrimediabilmente beni primari non rinnovabili; non si può infine tacere il rischio che gli interventi di sostegno alla produzione di energia da fonti rinnovabili possano stimolare l’’interesse (già dimostrato in diverse parti d’Italia) di affaristi con pochi scrupoli e addirittura di organizzazioni criminali, che sfruttando il limitato coinvolgimento delle amministrazioni centrali, potrebbero cagionare danni irreversibili sul territorio......quali iniziative intendano assumere in merito all’applicazione delle linee guida nazionali in modo da evitare che zone del territorio nazionale, come ad esempio l’area di Colleferro in provincia di Roma citata in premessa, importanti dal punto di vista agricolo e note per la bellezza dei paesaggi, e perciò anche di interesse culturale, possano essere compromesse dalla realizzazione di impianti oggettivamente incompatibili rispetto a tali valori e per combattere ogni forma di affarismo e di infiltrazione criminale in un settore che potrebbe essere strategico per la nostra economia...”
FERENTINO. DISCARICA, IL TAR DÀ TORTO AL COMUNE
Il Messaggero FR, 01.03.11 p.34 – di Gia.Rus. Colleferro. Su segnalazione del “Comitato Residenti” e “Retuvasa” l’on. Alessandri riferisce nella seduta dello scorso 23 Febbraio
IL PROGETTO PER LA REALIZZAZIONE DI UN "FOTOVOLTAICO" FINISCE IN PARLAMENTO
Quotidiano sera 28.02.2011
COLLEFERRO - Nella recente seduta alla Camera dei Deputati di Mercoledì 23 Febbraio u.s., l’on. Alessandri ha presentato un’interrogazione a risposta scritta indirizzata al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali.... a proposito del progetto presentato per la realizzazione di un mega impiento fotovoltaico da realizzarsi a
ridosso della città di Colleferro in territorioi limitrofo all’Autostrada del Sole A1 Roma- Napoli. Da tempo le organizzazioni ambientaliste territoriali di Colleferro tra cui in prima
linea il “Comitato Residenti Colleferro” e “Retuvasa” stanno portando avanti una battaglia per impedire “uno scempio paesaggistico” e tutelare il forte impatto ambientale che questa realizzazione potrebbe comportare. Orbene la delicata questione è finita sugli scranni di Montecitorio con l’interrogazione dell’on. Alessandriche di seguito pubblichiamo.“Al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, al Ministro per i b eni e le attività culturali, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali....per sapere, premesso che: la realizzazione di impianti di produzione di energia da fonti alternative, autorizzati, nella maggior parte dei casi, con provvedimenti di competenza regionale, ha aperto comunque nel Paese una profonda riflessione sul rapporto che tali impianti hanno con il territorio e con il paesaggio nonché con riguardo agli effetti negativi che tali impianti hanno sulla destinazione agricola delle aree interessate; esistono infatti molti progetti che, per l’impatto e l’incidenza sul territorio, si presentano talmente incisivi su beni giuridici fondamentali quali l’ambiente e il paesaggio, da richiedere, ad avviso dell’interrogante un più penetrante ruolo di controllo da parte dello Stato; si fa riferimento, a titolo esemplificativo, al progetto di costruzione di un impianto fotovoltaico per la produzione di energia elettrica, nel comune di Colleferro, in località Fontana degli Angeli, di potenza nominale 6.014,25 kWp, comprensivo delle opere connesse e delle infrastrutture volte alla realizzazione e all’esercizio dell’opera con realizzazione della linea elettrica di collegamento dell’impianto alla rete elettrica di distribuzione che si affianca a altri tre impianti di analoga potenza e tipologia cosa peraltro di dubbia conformità all’ attuale normativa; l area individuata per l’installazione dei quattro impianti fotovoltaici è inserita entro un perimetro la cui superficie è di 71,54 ettari, una superficie superiore a quella della centrale nucleare di Montalto di Castro, che si trova inoltre a soli 2 chilometri di distanza dal centro abitato di Colleferro a Nord e ad appena 150 metri dall’Autostrada del Sole, A1 ed il comitato residenti Colleferro e Retuvasa hanno informato l’interrogante della situazione in cui si sono venuti a trovare a seguito dell’autorizzazione al predetto parco fotovoltaico rispetto alla quale hanno segnalato in più sedi anomalie sia con riguardo alla congruità del progetto (ad esempio sarebbero state ignorate le reali condizioni del territorio, sul quale insistono abitazioni civili) sia con riguardo all’impatto del medesimo; su questo impianto in particolare, a causa delle già pesanti conseguenze che l’area in questione si trova a dover sopportare in conseguenza di operazioni illegali commesse nella gestione dei rifiuti pericolosi da parte di imprese industriali presenti nella Valle del Sacco, sarebbe ad ogni modo auspicabile che si accertasse, per i profili di competenza, se e quali eventuali ulteriori impatti evitabili il predetto parco fotovoltaico potrebbe avere sul contesto agricolo, ambientale e socioculturale del luogo in cui dovrebbe essere realizzato; tuttavia esistono diversi altri casi in Italia di progetti di impianti eolici, fotovoltaici o che comunque prevedono l’utilizzo di fonti rinnovabili per la produzione di energia che, per la loro incidenza, pongono problemi di vario tenore che non possono essere considerati isolati ma che meritano una considerazione complessiva e una rivalutazione a livello generale e finanche normativo, dell’intera problematica; gli ultimi provvedimenti adottati dal Governo in materia di realizzazione di
impianti energetici alimentati da fonti rinnovabili, sono volti a contemperare l’esigenza di portare la nostra quota di energia rinnovabile sul consumo totale nazionale al 20 per cento al 2020, con i princìpi di tutela dell’ ambiente, del paesaggio e delle ricchezze storico culturali del variegato territorio italiano; si fa riferimento, in particolare alle « Linee Guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili », di cui al decreto ministeriale 10 Settembre 2010, fortemente richieste anche dal Parlamento soprattutto al fine disciplinare con maggior rigore il procedimento di autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, per assicurarne un corretto inserimento nel paesaggio, con particolare attenzione per gli impianti eolici e fotovoltaici installati al suolo; in tal senso, le regioni hanno avuto 90 giorni per adeguare le proprie normative altrimenti, a decorrere dal 2 Gennaio 2011, le disposizioni sono direttamente applicabili; le linee guida riconoscono un maggior peso delle soprintendenze nel procedimento autorizzatorio, consentono alle regioni di determinare le aree sensibili nelle quali interdire l’installazione di impianti di produzione energetica da fonte rinnovabile ed introducono elementi di mitigazione per l’inserimento degli impianti medesimi nell’ambiente e nel paesaggio; peraltro esse prevedono la possibilità di essere successivamente aggiornate con procedimento analogo a quello che le ha formate; sarebbe a tal proposito conveniente approfondire anche gli aspetti negativi indiretti correlati alla realizzazione di impianti cosi impattanti sul territorio, valorizzando l’interesse pubblico generale che richiede di individuare una sintesi equilibrata ed efficace tra le diverse esigenze (produzione di energia pulita, salvaguardia dell'ambiente, sviluppo economico, consenso sociale, eccetera), comparando l’importanza dei beni da sacrificare con le utilità da conseguire per non compromettere irrimediabilmente beni primari non rinnovabili; non si può infine tacere il rischio che gli interventi di sostegno alla produzione di energia da fonti rinnovabili possano stimolare l’’interesse (già dimostrato in diverse parti d’Italia) di affaristi con pochi scrupoli e addirittura di organizzazioni criminali, che sfruttando il limitato coinvolgimento delle amministrazioni centrali, potrebbero cagionare danni irreversibili sul territorio......quali iniziative intendano assumere in merito all’applicazione delle linee guida nazionali in modo da evitare che zone del territorio nazionale, come ad esempio l’area di Colleferro in provincia di Roma citata in premessa, importanti dal punto di vista agricolo e note per la bellezza dei paesaggi, e perciò anche di interesse culturale, possano essere compromesse dalla realizzazione di impianti oggettivamente incompatibili rispetto a tali valori e per combattere ogni forma di affarismo e di infiltrazione criminale in un settore che potrebbe essere strategico per la nostra economia...”
FERENTINO. DISCARICA, IL TAR DÀ TORTO AL COMUNE
Il comune di Ferentino è stato condannato a bonificare un
terreno inquinato e pagare le spese legali. Il Tar del Lazio su ricorso
presentato dalla società Adefil ha infatti dato ragione al ricorrente
assistito dagli avvocati Giuliano Risi e Lida Socci che aveva impugnato
un’ordinanza comunale. Al centro del contendere un bosco divenuto, nel
corso del tempo, una vera e propria discarica abusiva. Si tratta di un
terreno posto in periferia di Ferentino in un’area verde di proprietà
della società Adefil. Qui, molti cittadini, evidentemente, avevano
deciso di scaricarvi di tutto e di più. Non solo rifiuti ingombranti ma
anche e soprattutto rifiuti dall’elevata tossicità (sono state
riscontrate persino tracce di amianto). La vicenda nasce oltre un anno
fa quando l’amministrazione comunale, attraverso l’emanazione di
un’ordinanza, aveva intimato al proprietario del terreno la bonifica e
la rimozione dei rifiuti. A questo punto la Adefil ha impugnato
l’ordinanza e il Tar ha concesso la sospensiva e intimato al Comune di
effettuare la bonifica del sito.
CECCANO. INCENDIO ALLO SFASCIO, IL COMUNE ORDINA LA BONIFICA
Il sindaco intima al proprietario di rimuovere e smaltire i rifiuti speciali rinvenuti nell’area
Il Messaggero FR, 01.03.11 p.34 – di De.Co.
A due mesi di distanza dall’incendio che per giorni ha interessato il centro di autodemolizioni di via Anime Sante, a Ceccano, arrivano i primi riscontri. Si tratta di un’ordinanza firmata dal sindaco Antonio Ciotoli giovedì scorso che prende atto del verbale rilasciato dalla compagnia dei Carabinieri di Frosinone a conclusione delle indagini, e ordina al titolare del centro “la rimozione, il recupero e lo smaltimento dei rifiuti presenti nelle aree di pertinenza della attività di autodemolizione e rottamazione”. Il verbale di accertamento consegnato a palazzo Antonelli lo scorso 12 febbraio, infatti, riscontra la violazione dell’art. 192 comma 3 del decreto legislativo n. 152/2006 concernente le disposizioni in materia di conferimento dei rifiuti. Si legge infatti che “presso l’area sottoposta a sequestro vi è un’effettiva presenza di rifiuti speciali accatastati in cumuli o sparpagliati (si parla di manufatti metallici, rifiuti in legno, pneumatici fuori uso, barattoli di vernice esausti, ndr) su nudo terreno non impermeabilizzato. Inoltre, su una superficie di circa 2000 mq, nella zona retrostante i capannoni, risultano depositati in modo incontrollato su terreno nudo non impermeabilizzato ingenti quantitativi di rifiuti speciali costituiti da “terre e rocce da scavo”. Nel merito la parte non ha esibito alcuna documentazione idonea che regolarizzasse tale deposito”. Un’ordinanza contro la quale il titolare del sito è intenzionato a fare ricorso al Tar. Nel frattempo sono ancora attesi gli esiti delle analisi dell’Arpa Lazio sui fumi sprigionatisi dal sito. Fumi per i quali il comune emanò una specifica ordinanza di prevenzione, tra l’altro non ancora revocata.
Il sindaco intima al proprietario di rimuovere e smaltire i rifiuti speciali rinvenuti nell’area
Il Messaggero FR, 01.03.11 p.34 – di De.Co.
A due mesi di distanza dall’incendio che per giorni ha interessato il centro di autodemolizioni di via Anime Sante, a Ceccano, arrivano i primi riscontri. Si tratta di un’ordinanza firmata dal sindaco Antonio Ciotoli giovedì scorso che prende atto del verbale rilasciato dalla compagnia dei Carabinieri di Frosinone a conclusione delle indagini, e ordina al titolare del centro “la rimozione, il recupero e lo smaltimento dei rifiuti presenti nelle aree di pertinenza della attività di autodemolizione e rottamazione”. Il verbale di accertamento consegnato a palazzo Antonelli lo scorso 12 febbraio, infatti, riscontra la violazione dell’art. 192 comma 3 del decreto legislativo n. 152/2006 concernente le disposizioni in materia di conferimento dei rifiuti. Si legge infatti che “presso l’area sottoposta a sequestro vi è un’effettiva presenza di rifiuti speciali accatastati in cumuli o sparpagliati (si parla di manufatti metallici, rifiuti in legno, pneumatici fuori uso, barattoli di vernice esausti, ndr) su nudo terreno non impermeabilizzato. Inoltre, su una superficie di circa 2000 mq, nella zona retrostante i capannoni, risultano depositati in modo incontrollato su terreno nudo non impermeabilizzato ingenti quantitativi di rifiuti speciali costituiti da “terre e rocce da scavo”. Nel merito la parte non ha esibito alcuna documentazione idonea che regolarizzasse tale deposito”. Un’ordinanza contro la quale il titolare del sito è intenzionato a fare ricorso al Tar. Nel frattempo sono ancora attesi gli esiti delle analisi dell’Arpa Lazio sui fumi sprigionatisi dal sito. Fumi per i quali il comune emanò una specifica ordinanza di prevenzione, tra l’altro non ancora revocata.
FROSINONE. GIORNATA CONCLUSIVA DEL PROGETTO "EDUCAZIONE ALLA LEGALITA'"
La Provincia FR 01.03.11 p.9
Giornata conclusiva, quella di ieri, per il progetto "Educazione alla legalità e alla solidarietà", promosso e coordinato dalla professoressa Ombretta Ceccarelli, referente provinciale dello stesso. L'evento, che si è tenuto nel salone di rappresentanza dell'amministrazione provinciale di Frosinone, è stato articolato in 4 incontri, aventi come obiettivo quello di rendere i ragazzi partecipi delle problematiche del vivere civile. Molti i temi affrontati nel corso dei primi tre appuntamenti del progetto: dal disagio giovanile all'utilizzo di droga e stupefacenti, dall'abuso di alcool alle, spesso conseguenti, "stragi del sabato sera". Oggetto dell'incontro odierno è stato invece l'ambiente, inteso come bene da rispettare e proteggere, per una migliore convivenza civile e per la salvaguardia della salute collettiva. "Educare alla legalità significa trasmettere ai giovani regole e principi per una corretta vita sociale: affrontare problematiche importanti sui banchi di scuola è infatti fondamentale, perché è qui che si formano le coscienze degli uomini di domani;" ha dichiarato in merito la professoressa Ceccarelli "non dimentichiamo poi che le tematiche trattate servono a far comprendere meglio ai ragazzi la realtà in cui vivono; un esempio emblematico sono proprio gli argomenti dell'appuntamento di oggi, dedicato all'ambiente, all'inquinamento e alle iniziative intraprese per ridurne gli effetti negativi, quali, ad esempio, le limitazioni del traffico". "Credo fermamente nelle potenzialità di questo progetto," ha quindi commentato l'assessore provinciale alla pubblica istruzione Gianluca Quadrini "che coinvolge sempre più giovani, e che svolge, proprio per la sua funzione "educativa", un ruolo fondamentale per le nuove generazioni. Importantissima, a tal proposito, è proprio la sinergia tra scuola, istituzioni e forze dell'ordine, che deve continuare in tal senso". Alla presenza, quindi, degli alunni della scuola media Ricciotti, delle prime classi del Liceo Classico, del Liceo delle Scienze Umane e dell'Itis, il Comandante provinciale dei Carabinieri di Frosinone, Colonnello Antonio Menga, ha illustrato, in maniera semplice ma incisiva, le principali tematiche con particolare riguardo al tema dei rifiuti e della raccolta differenziata, nonché dell'inquinamento e dei relativi effetti sulla salute, costituzionalmente tutelata dall'art. 32, illustrando anche comportamenti "responsabili" e piccoli accorgimenti quotidiani che contribuiscono a salvaguardare l'ambiente. Il tutto, fornendo esempi tratti dall'attualità e dal territorio. A seguire, è stata la volta del Presidente dell'amministrazione provinciale, on. Antonello Iannarilli. Il suo è stato un intervento caratterizzato da una continua interazione con gli alunni presenti, con i quali ha avviato un proficuo ed interessante dibattito. Iannarilli tra l'altro, ha discusso con i ragazzi del progetto provinciale della raccolta differenziata, che mira, attraverso l'attivo coinvolgimento dei Comuni del territorio, non soltanto a tutelare l'ambiente incrementando notevolmente il riciclaggio, ma anche, come conseguenza, a diminuire i costi per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti a carico dei cittadini. Oltre che sul tema dell'evento, gli studenti si sono confrontati con il Presidente anche per segnalare problematiche da loro particolarmente sentite, quali il trasporto pubblico e l'inadeguatezza, in molti casi, del numero di corse da e per i Comuni limitrofi al capoluogo. Un problema, questo, su cui il Presidente della Provincia ha già fatto sentire la propria voce, intervenendo sia con il Cotral, sia con l'on. Lollobrigida, Assessore regionale alla mobilità. Al termine dell'incontro, Iannarilli ha quindi manifestato il proprio apprezzamento per "Educazione alla legalità", impegnandosi a ripetere l'evento per il prossimo anno scolastico: "Il progetto che oggi giunge alla conclusione merita di essere non soltanto riproposto" ha infatti dichiarato "ma anche potenziato, per esempio con visite guidate. Le tematiche trattate, infatti, sono di notevole interesse perché relative a questioni di stretta attualità fortemente sentite a livello nazionale. Le istituzioni, quindi, possono fare molto per conoscere ed approfondirle adeguatamente con i giovani. Ed è su questo binario che l'amministrazione provinciale intende muoversi".
ACUTO. IMPIANTO FOTOVOLTAICO DI UNA COOP SOCIALE AL CIMITERO
Il Messaggero FR, 01.03.11 p.33 – di Annalisa Maggi
Un impianto fotovoltaico nel cimitero di Acuto progettato alla fine degli anni Settanta da Massimiliao Fuksas. La parte ‘nuova’ del cimitero del comune montano a Nord della Ciociaria si sta arricchendo di una significativa infrastruttura: sono da poco iniziati, infatti, i lavori per la realizzazione di un impianto fotovoltaico, della potenzialità di 19,8 Kwp, che sarà installato su una batteria di loculi progettati dal noto architetto italiano nell’ambito della parentesi ciociara che lo portò a progettare anche la discussa palestra dalla facciata inclinata a Paliano. Sia la progettazione che la realizzazione dell’impianto di Acuto è curato dalla coperativa sociale Agapè, facente capo alla Comunità in Dialogo di Trivigliano, che sosterrà l’intera spesa. In pratica il Comune ha concesso alla Cooperativa, in comodato d’uso gratuito per 20 anni, la superficie per la realizzazione dell’impianto traendone il vantaggio, relativamente allo stesso periodo, dell’uso e della valorizzazione dell’energia elettrica prodotta. La Cooperativa Agapè, dunque, sostiene l’investimento e la manutenzione dell’impianto e incasserà a sua volta gli incentivi elargiti del GSE per la produzione di Energia da impianti fotovoltaici. Si prevede che l’impianto possa entrare pienamente in funzione entro la fine del mese d’aprile. E’ stato il sindaco, Augusto Agostini, ad esprimere soddisfazione a nome dell’amministrazione comunale: “La realizzazione di questo impianto a costo zero per il comune – sostiene Agostini - oltre ad essere un contributo alla produzione di energia rinnovabile, costituirà per 20 anni una piccola ma costante fonte di entrate per le casse comunali”.
Un impianto fotovoltaico nel cimitero di Acuto progettato alla fine degli anni Settanta da Massimiliao Fuksas. La parte ‘nuova’ del cimitero del comune montano a Nord della Ciociaria si sta arricchendo di una significativa infrastruttura: sono da poco iniziati, infatti, i lavori per la realizzazione di un impianto fotovoltaico, della potenzialità di 19,8 Kwp, che sarà installato su una batteria di loculi progettati dal noto architetto italiano nell’ambito della parentesi ciociara che lo portò a progettare anche la discussa palestra dalla facciata inclinata a Paliano. Sia la progettazione che la realizzazione dell’impianto di Acuto è curato dalla coperativa sociale Agapè, facente capo alla Comunità in Dialogo di Trivigliano, che sosterrà l’intera spesa. In pratica il Comune ha concesso alla Cooperativa, in comodato d’uso gratuito per 20 anni, la superficie per la realizzazione dell’impianto traendone il vantaggio, relativamente allo stesso periodo, dell’uso e della valorizzazione dell’energia elettrica prodotta. La Cooperativa Agapè, dunque, sostiene l’investimento e la manutenzione dell’impianto e incasserà a sua volta gli incentivi elargiti del GSE per la produzione di Energia da impianti fotovoltaici. Si prevede che l’impianto possa entrare pienamente in funzione entro la fine del mese d’aprile. E’ stato il sindaco, Augusto Agostini, ad esprimere soddisfazione a nome dell’amministrazione comunale: “La realizzazione di questo impianto a costo zero per il comune – sostiene Agostini - oltre ad essere un contributo alla produzione di energia rinnovabile, costituirà per 20 anni una piccola ma costante fonte di entrate per le casse comunali”.