La Provincia FR, 06.02.11, p. 23
Fotovoltaico, Anagni capitale del silicio. Dopo la realizzazione di numerosi impianti "casalinghi" che fanno concorrenza alle distese posate sulle coperture di stabilimenti e capannoni, l'immensa superficie di Colle Ticchio riverbera probabilmente per chilometri. Durante il mese di febbraio, il Comune di Anagni sarà chiamato a partecipare ad almeno tre "conferenze dei servizi", attivate per altrettante richiesta di autorizzazione. I luoghi sono prospicienti alla stessa zona, i confini anagnini di Nord-Est (Faito, Colle Ticchio). L'attenzione s'è però focalizzata su Cangiano, e c'è chi sostiene che il sito coinciderebbe con quello della ex cava, sequestrato dalla Guardia di Finanza perché vi si trovano interrati, rifiuti tossici provenienti dal napoletano. In attesa della verifica, ricordiamo i perché della corsa al fotovoltaico. Come funziona un pannello fotovoltaico? Alcuni materiali come il silicio possono produrre energia elettrica se irraggiati dalla luce solare. Una caratteristica fisica che ha consentito negli anni ‘50 la realizzazione della prima cella fotovoltaica della storia. Lo stesso nome "fotovoltaico" esprime in sé tutto il significato della scoperta, "foto" deriva da "luce", "voltaico" deriva da Alessandro Volta, inventore della batteria. Le celle fotovoltaiche collegate tra loro formano un "modulo", un insieme di moduli compone il pannello solare fotovoltaico da installare sui tetti, terreni o terrazzi, ovunque ci sia un irraggiamento diretto dei raggi solari. I pannelli fotovoltaici stanno ottenendo rapidamente il favore di consumatori e famiglie. Il vantaggio è evidente, investendo in un impianto fotovoltaico casalingo si abbatte il costo dell'energia elettrica per almeno 25-30 anni. In Germania, e di recente anche in Italia con il Conto Energia, i proprietari dei pannelli solari fotovoltaici rivendono l'energia prodotta alle società elettriche ottenendo in cambio un reddito mensile aggiuntivo.
MICROZONAZIONE SISMICA, VIA LIBERA AL PROGETTO
La Provincia FR, 06.02.11, p. 5
La Regione Lazio ha ritenuto meritevole di approvazione il progetto pilota di Microzonazione Sismica redatto dai tecnici comunali dell'ufficio di piano, finanziando l'intervento con la somma di 100.000 euro. A dare la notizia l'assessore all'Urbanistica Fernando Picchi.
Il progetto, che sarà sviluppato in sinergia dai tecnici comunali dell'ufficio di Piano e dai tecnici dell'Area Difesa del Suolo della Regione Lazio, intende sperimentare sul campo, operativamente, le metodologie e le direttive dettate dalle Linee Guida per gli studi di Microzonazione Sismica entrate di recente in vigore con la Deliberazione di Giunta Regionale n. 545 del 2010.
Ne consegue che il Comune di Frosinone sarà tra i primi comuni del Lazio ad applicare questa recentissima normativa regionale che prevede l'obbligo, per tutti i nuovi piani urbanistici, di verificare la conformità delle scelte pianificatorie al contesto sismico del territorio, definendo, con un dettaglio pari allo strumento urbanistico, gli effetti di un eventuale terremoto sugli immobili, così da consentire ai progettisti di poter realizzare le loro opere facendo uso delle soluzioni tecniche più efficaci per garantire la sicurezza degli edifici in caso di sisma.
Il progetto, schematizzandone al massimo la descrizione per facilitarne la comprensione a chi legge, consiste nel sondare i vari tipi di terreno che caratterizzano il territorio comunale, (le arenarie del "Centro Storico", i tufi vulcanici di "Selva dei Muli", le alluvioni fluviali della zona "La Botte", i travertini della zona "Aeroporto", ecc.), inducendo nel sottosuolo una debole vibrazione meccanica, (praticamente impercettibile dall'uomo e talmente debole che potrà essere registrata solo da strumenti sensibilissimi). Gli strumenti di misura registreranno le diverse reazioni di ognuno di questi terreni alla vibrazione indotta nel sottosuolo e quindi, tramite estrapolazioni matematiche, si calcolerà l'amplificazione ondulatoria che questi stessi terreni avranno, nella realtà, nel caso fossero investiti da un vero terremoto di forte entità.
I dati così ottenuti verranno opportunamente resi in forma grafica e la cartografia di sintesi, denominata "Carta della Microzonazione Sismica", sarà posta a disposizione, per tramite dei vari ordini professionali, di tu tti i tecnici che operano nel territorio comunale e verrà fornita a tutte le strutture pubbliche locali direttamente interessate alla tematica, (Genio Civile, Prefettura, ecc.).
Con lo sviluppo del progetto pilota di Microzonazione Sismica, il Settore Urbanistica, sotto la guida dell'Assessore Fernando Picchi, intende confermare e implementare la politica di studio e di controllo preventivo dei cosiddetti "rischi naturali", già da tempo avviata da questa Amministrazione comunale con l'istituzione del Presidio Territoriale contro il rischio idrogeologico.
‘FIUME COSA, STIAMO LAVORANDO’
La Provincia FR, 06.02.11, p. 6
I dati così ottenuti verranno opportunamente resi in forma grafica e la cartografia di sintesi, denominata "Carta della Microzonazione Sismica", sarà posta a disposizione, per tramite dei vari ordini professionali, di tu tti i tecnici che operano nel territorio comunale e verrà fornita a tutte le strutture pubbliche locali direttamente interessate alla tematica, (Genio Civile, Prefettura, ecc.).
Con lo sviluppo del progetto pilota di Microzonazione Sismica, il Settore Urbanistica, sotto la guida dell'Assessore Fernando Picchi, intende confermare e implementare la politica di studio e di controllo preventivo dei cosiddetti "rischi naturali", già da tempo avviata da questa Amministrazione comunale con l'istituzione del Presidio Territoriale contro il rischio idrogeologico.
‘FIUME COSA, STIAMO LAVORANDO’
La Provincia FR, 06.02.11, p. 6
In merito alle dichiarazioni del consigliere Riccardo Mastrangeli pubblicate ieri mattina sui quotidiani locali il sindaco Michele Marini precisa: «L'Amministrazione Comunale sta lavorando a finanziare la riqualificazione del Fiume Cosa con fondi comunitari, questo perché il Governo nazionale attraverso il Ministero dell'Ambiente e la Regione Lazio (assessorati Lavori pubblici e Ambiente), benché avessimo presentato a questi enti il progetto ed aver avuto ripetuti incontri con i loro uffici, non ha ritenuto per le note carenze di fondi nazionali e regionali, finanziare la riqualificazione del Fiume Cosa. Ci siamo così attivati con l'Unione Europea, coinvolgendo, con Frosinone comune leader, nove città di nove nazioni europee (Estonia, Romania, Slovenia, Spagna, Germania, Francia, Turchia, Ungheria, Grecia), che condividono i nostri stessi obiettivi e che sono interessati a progetti legati ad aree sensibili e a sviluppare con noi una progettazione legata allo sviluppo sostenibile.
Un lavoro difficile e laborioso che ci ha portato ad incontrare i rappresentanti di queste città con i loro tecnici in un apposito workshop che si è svolto a Sulmona dal 7 al 9 gennaio 2011. Questo ci ha consentito di costituire un partenariato su un progetto di 30 milioni di euro, dove c'è anche il nostro Fiume Cosa, che ci permetterà ora di partecipare agli appositi bandi europei con grandi possibilità di successo, perché ricordo che i fondi dell'Unione Europea vengono dati preliminarmente a chi riesce a fare progetti con partenariati così ampli come il nostro e su tematiche ambientali».
COLLEFERRO, LA REAZIONE DELLA CITTÀ NEL DOPOGUERRA
Ecco la notizia quotidiana, 06.02.11
Colleferro all’indomani della guerra è difficilmente considerabile un comune, la città risulta notevolmente spopolata e ferita dai bombardamenti, nel 1944 la popolazione ammontava a 9.063 abitanti. A peggiorare la situazione c’è l’inaspettata morte del senatore Leopoldo Parodi-Delfino considerato da tutti come il padre di Colleferro, colui che l’aveva fatta nascere e sviluppare e che spianò la strada per la creazione di una delle realtà industriali più importanti del centro Italia, la presidenza passa al Duca Francesco Serra di Cassano. Con grande difficoltà logistica ed economica il comune avvia la ricostruzione, i problemi erano molteplici: mancava il cibo, situazione peggiorata dalla vocazione industriale del territorio e dalla scarsità di terreni coltivati e la vita a causa della speculazione divenne cara. Ma il problema principale era la disoccupazione, la B.P.D. è ancora il cuore della città, ma è un cuore “malato”, questo è dimostrato dall’impossibilità di obbedire all’obbligo a procedere all’assunzione dei richiamati, la società scese da 16.000 a 2.000 dipendenti. Nonostante questo la fabbrica inizia la sua riconversione con lo sviluppo di nuove attività meccaniche non belliche come le carrozze ferroviarie e nuove produzioni chimiche come detersivi e insetticidi. Inoltre si avvia un’importante produzione di filati attraverso la fusione della SNIA Viscosa. Le nuove produzioni erano molteplici e sfruttavano le varie esigenze postbelliche, come le riparazioni di mezzi civili, la creazione di tessuti sintetici e fu realizzato il primo detersivo in polvere: Lauril. Un grande passo avanti fu l’inaugurazione nel 1948 dell’ospedale affidato alla C.R.I. e dedicato a Leopoldo Parodi-Delfino, inoltre viene fondato il Liceo Comunale paritario. Nel 1950 iniziano le prime proteste in fabbrica da parte degli operai comunisti, e nel 1951 iniziano le consegne delle prime case del piano Fanfani, residenze edificate in Piazza Mazzini. La popolazione ritorna a crescere, Colleferro si espande oltre l’ospedale senza un piano regolatore preciso, iniziano gli interventi di edilizia privata che portarono negli anni 60 alla speculazione. Sembra rivedersi la luce dopo il buio della guerra, la B.P.D. apre un altro centro studi per prodotti chimici, e nelle case dei più fortunati appaiono le prime televisioni e il peggio sembra ormai alle spalle.
Dario Biello
EXTRA VALLE. RIFIUTI, LAVORI A MONTI DELL’ORTACCIO
Il Messaggero RM, 06.02.11, p. 33
«È in corso il raddoppio della discarica di Malagrotta? In questi giorni sono stati realizzati dei lavori di sbancamento del terreno a Monti dell’Ortaccio, a ridosso della discarica di Malagrotta. Sono autorizzati questi lavori? Per quali ragioni il sindaco Gianni Alemanno non ha inviato fino ad oggi i vigili urbani a verificare se vi sono autorizzazioni?». Da questa domanda, lanciata l’altro giorno da Angelo Bonelli, capogruppo regionale e presidente nazionale dei Verdi, si è innescato un botta e risposta fra il partito ambientalista e la presidente della Regione, Renata Polverini.
Ieri mattina la governatrice ha tagliato corto: il terreno di Monti dell’Ortaccio è privato, noi non possiamo intervenire. «Monti dell’Ortaccio è uno spazio dell’avvocato Cerroni, il quale ha tutti i diritti di farvi quello che vuole. Stiamo lavorando in questi giorni sulle politiche dei rifiuti. Il trattamento della spazzatura è alla nostra attenzione proprio perché abbiamo sempre sostenuto che non ci sarà una nuova Malagrotta, ma rifiuti trattati. La nostra ordinanza, in questo senso è molto chiara e questo lavoro passa anche per la riduzione dei rifiuti prodotti e gli imballaggi».
Sui terreni di Monte dell’Ortaccio si è detto molto in passato: sono confinanti con quelli della discarica di Malagrotta e soprattutto sono di proprietà dell’avvocato Manlio Cerroni, a cui fa capo appunto anche la più grande discarica d’Europa (ma anche il gassificatore). C’è stato chi aveva ipotizzato che Monte dell’Ortaccio potesse essere una ”Malagrotta 2”, anche se la prospettiva indicata dalla Polverini è quella che guarda non a una nuova mega discarica, ma al completamento del ciclo dei rifiuti, con il trattamento e i termovalorizzatori. Ieri i Verdi hanno commentato negativamente la risposta ricevuta dalla presidente Polverini: «Le sue sono affermazioni gravissime. Secondo la presidente, Cerroni a casa sua può fare quello che vuole. È allucinante che un presidente di Regione, nonchè pubblico ufficiale, invece di mandare un’ispezione per verificare la regolarità dei lavori, lanci un messaggio così devastante, da vera omissione in atti d’ufficio. Perché non intervenire con una ispezione configura l’omissione in atti d’ufficio e il concorso di colpa», attacca Nando Bonessio, presidente dei Verdi del Lazio. Aggiunge lo stesso Angelo Bonelli: «Diffidiamo la Polverini ad intervenire subito con un’ispezione della vigilanza urbanistica».
DISCARICHE: LE NUOVE REGOLE PER L’AMMISSIBILITÀ DEI RIFIUTI
Il Refuso, 06.02.11
Seminari di formazione
Roma, giovedì 17 febbraio 2011
Milano, lunedì 28 febbraio 2011
Dopo un’attesa che si è prolungata per oltre un anno, è stato finalmente pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 1° dicembre 2010 il Dm 27 settembre 2010 recante la revisione dei criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica. L’attesa da parte delle imprese, delle Autorità di controllo e degli enti territoriali era alta,
soprattutto in relazione al problema della ammissibilità in discarica dei “fanghi” di diversa origine, a prevalente matrice organica. Il decreto 27 settembre 2010, oltre a correggere gli evidenti errori e imprecisioni contenuti nel precedente Dm 3 agosto 2005, rende la norma nazionale relativa all’ammissibilità dei rifiuti in discarica maggiormente rispondente alla disciplina comunitaria (Decisione 2003/33/Ce) e soprattutto tende a risolvere il problema connesso alla possibilità di smaltire in discarica i fanghi di depurazione a matrice organica che, in base alla precedente normativa, non potevano essere ammessi in ragione dell’alto valore di Carbonio Organico Disciolto (DOC) in genere esibito. Il Seminario ha un carattere esclusivamente tecnico e si avvale della esperienza del massimo Esperto nazionale in materia: Loredana Musmeci (ISS – Istituto Superiore di Sanità).
Un lavoro difficile e laborioso che ci ha portato ad incontrare i rappresentanti di queste città con i loro tecnici in un apposito workshop che si è svolto a Sulmona dal 7 al 9 gennaio 2011. Questo ci ha consentito di costituire un partenariato su un progetto di 30 milioni di euro, dove c'è anche il nostro Fiume Cosa, che ci permetterà ora di partecipare agli appositi bandi europei con grandi possibilità di successo, perché ricordo che i fondi dell'Unione Europea vengono dati preliminarmente a chi riesce a fare progetti con partenariati così ampli come il nostro e su tematiche ambientali».
COLLEFERRO, LA REAZIONE DELLA CITTÀ NEL DOPOGUERRA
Ecco la notizia quotidiana, 06.02.11
Colleferro all’indomani della guerra è difficilmente considerabile un comune, la città risulta notevolmente spopolata e ferita dai bombardamenti, nel 1944 la popolazione ammontava a 9.063 abitanti. A peggiorare la situazione c’è l’inaspettata morte del senatore Leopoldo Parodi-Delfino considerato da tutti come il padre di Colleferro, colui che l’aveva fatta nascere e sviluppare e che spianò la strada per la creazione di una delle realtà industriali più importanti del centro Italia, la presidenza passa al Duca Francesco Serra di Cassano. Con grande difficoltà logistica ed economica il comune avvia la ricostruzione, i problemi erano molteplici: mancava il cibo, situazione peggiorata dalla vocazione industriale del territorio e dalla scarsità di terreni coltivati e la vita a causa della speculazione divenne cara. Ma il problema principale era la disoccupazione, la B.P.D. è ancora il cuore della città, ma è un cuore “malato”, questo è dimostrato dall’impossibilità di obbedire all’obbligo a procedere all’assunzione dei richiamati, la società scese da 16.000 a 2.000 dipendenti. Nonostante questo la fabbrica inizia la sua riconversione con lo sviluppo di nuove attività meccaniche non belliche come le carrozze ferroviarie e nuove produzioni chimiche come detersivi e insetticidi. Inoltre si avvia un’importante produzione di filati attraverso la fusione della SNIA Viscosa. Le nuove produzioni erano molteplici e sfruttavano le varie esigenze postbelliche, come le riparazioni di mezzi civili, la creazione di tessuti sintetici e fu realizzato il primo detersivo in polvere: Lauril. Un grande passo avanti fu l’inaugurazione nel 1948 dell’ospedale affidato alla C.R.I. e dedicato a Leopoldo Parodi-Delfino, inoltre viene fondato il Liceo Comunale paritario. Nel 1950 iniziano le prime proteste in fabbrica da parte degli operai comunisti, e nel 1951 iniziano le consegne delle prime case del piano Fanfani, residenze edificate in Piazza Mazzini. La popolazione ritorna a crescere, Colleferro si espande oltre l’ospedale senza un piano regolatore preciso, iniziano gli interventi di edilizia privata che portarono negli anni 60 alla speculazione. Sembra rivedersi la luce dopo il buio della guerra, la B.P.D. apre un altro centro studi per prodotti chimici, e nelle case dei più fortunati appaiono le prime televisioni e il peggio sembra ormai alle spalle.
Dario Biello
EXTRA VALLE. RIFIUTI, LAVORI A MONTI DELL’ORTACCIO
Il Messaggero RM, 06.02.11, p. 33
«È in corso il raddoppio della discarica di Malagrotta? In questi giorni sono stati realizzati dei lavori di sbancamento del terreno a Monti dell’Ortaccio, a ridosso della discarica di Malagrotta. Sono autorizzati questi lavori? Per quali ragioni il sindaco Gianni Alemanno non ha inviato fino ad oggi i vigili urbani a verificare se vi sono autorizzazioni?». Da questa domanda, lanciata l’altro giorno da Angelo Bonelli, capogruppo regionale e presidente nazionale dei Verdi, si è innescato un botta e risposta fra il partito ambientalista e la presidente della Regione, Renata Polverini.
Ieri mattina la governatrice ha tagliato corto: il terreno di Monti dell’Ortaccio è privato, noi non possiamo intervenire. «Monti dell’Ortaccio è uno spazio dell’avvocato Cerroni, il quale ha tutti i diritti di farvi quello che vuole. Stiamo lavorando in questi giorni sulle politiche dei rifiuti. Il trattamento della spazzatura è alla nostra attenzione proprio perché abbiamo sempre sostenuto che non ci sarà una nuova Malagrotta, ma rifiuti trattati. La nostra ordinanza, in questo senso è molto chiara e questo lavoro passa anche per la riduzione dei rifiuti prodotti e gli imballaggi».
Sui terreni di Monte dell’Ortaccio si è detto molto in passato: sono confinanti con quelli della discarica di Malagrotta e soprattutto sono di proprietà dell’avvocato Manlio Cerroni, a cui fa capo appunto anche la più grande discarica d’Europa (ma anche il gassificatore). C’è stato chi aveva ipotizzato che Monte dell’Ortaccio potesse essere una ”Malagrotta 2”, anche se la prospettiva indicata dalla Polverini è quella che guarda non a una nuova mega discarica, ma al completamento del ciclo dei rifiuti, con il trattamento e i termovalorizzatori. Ieri i Verdi hanno commentato negativamente la risposta ricevuta dalla presidente Polverini: «Le sue sono affermazioni gravissime. Secondo la presidente, Cerroni a casa sua può fare quello che vuole. È allucinante che un presidente di Regione, nonchè pubblico ufficiale, invece di mandare un’ispezione per verificare la regolarità dei lavori, lanci un messaggio così devastante, da vera omissione in atti d’ufficio. Perché non intervenire con una ispezione configura l’omissione in atti d’ufficio e il concorso di colpa», attacca Nando Bonessio, presidente dei Verdi del Lazio. Aggiunge lo stesso Angelo Bonelli: «Diffidiamo la Polverini ad intervenire subito con un’ispezione della vigilanza urbanistica».
DISCARICHE: LE NUOVE REGOLE PER L’AMMISSIBILITÀ DEI RIFIUTI
Il Refuso, 06.02.11
Seminari di formazione
Roma, giovedì 17 febbraio 2011
Milano, lunedì 28 febbraio 2011
Dopo un’attesa che si è prolungata per oltre un anno, è stato finalmente pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 1° dicembre 2010 il Dm 27 settembre 2010 recante la revisione dei criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica. L’attesa da parte delle imprese, delle Autorità di controllo e degli enti territoriali era alta,
soprattutto in relazione al problema della ammissibilità in discarica dei “fanghi” di diversa origine, a prevalente matrice organica. Il decreto 27 settembre 2010, oltre a correggere gli evidenti errori e imprecisioni contenuti nel precedente Dm 3 agosto 2005, rende la norma nazionale relativa all’ammissibilità dei rifiuti in discarica maggiormente rispondente alla disciplina comunitaria (Decisione 2003/33/Ce) e soprattutto tende a risolvere il problema connesso alla possibilità di smaltire in discarica i fanghi di depurazione a matrice organica che, in base alla precedente normativa, non potevano essere ammessi in ragione dell’alto valore di Carbonio Organico Disciolto (DOC) in genere esibito. Il Seminario ha un carattere esclusivamente tecnico e si avvale della esperienza del massimo Esperto nazionale in materia: Loredana Musmeci (ISS – Istituto Superiore di Sanità).