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martedì 9 novembre 2010

Rassegna stampa Retuvasa 9.11.10

DON CIOTTI IN DIRETTA WEB DA CECCANO 
SU YES CIOCIARIA, DALLE 17.30
"MAFIE VICINE E LONTANE"

NOTA UFFICIO STAMPA RETUVASA
SU TURBOGAS COLLEFERRO

In attesa del Consiglio Comunale di Colleferro per l'acquisizione dei pareri del CNR e dell'Università della Sapienza la nostra amica Rossella Anitori del quotidiano ecologista TERRA, da buona giornalista ha chiesto un parere al Dott. Marco Cervino, fisico dell'Istituto di Scienze dell'Atmosfera del CNR (vedi LINK).
Articolo quello di Anitori pubblicato su TERRA di Domenica 7 Novembre 2010 a pag. 3. Ognuno ne tragga le dovute considerazioni.
Vogliamo inoltre rendere noto che con Deliberazione n. 247 della Giunta Comunale la nostra amministrazione corrisponderà per i pareri del CNR e dell'Università della Sapienza Euro 21.500,00 IVA esclusa, soldi pubblici che potevano essere utilizzati per uno studio durante le procedure autorizzative.

Retuvasa-Colleferro, 09.11.2010
Ufficio stampa Retuvasa


ANCORA SULLA MANIFESTAZIONE NO TURBOGAS AD ARTENA: IN MILLE IN PIAZZA CONTRO LA NUOVA CENTRALE TURBOGAS AL IV CHILOMETRO
Cinque giorni, 9.11.2010, p.25

REAZIONI: PARLA CARELLA

«Il Comune di Colleferro continua a rimanere ottuso» 
C’era anche il deputato del Pd Renzo Carella alla manifestazione indetta dall’Amministrazione comunale di Artena sulla centrale Turbogas sabato scorso. «Le richieste del sindaco di Artena sono legittime e vanno ascoltate – ha detto l’onorevole - è necessario aprire un tavolo vero di confronto e non proseguire con il Cnr e l’Università che improntano i loro studi sui soli dati forniti dalla Fiat Avio. L’ottusità del Comune di Colleferro non valuta la possibilità di attenuare l’impatto della nuova centrale - aggiunge Carella - tanto meno valuta le istanze degli abitanti vecchi e nuovi di quel quartiere e del territorio di Colleferro e di Artena. Due sono i punti su cui poniamo la discussione: la localizzazione che è sbagliata e inopportuna perché scegliere un luogo marginale nell’area Secosvim conviene solo a lei e poi la produzione di energia: 42 mgw elettrici e 82 mgw termici, produzione nettamente superiore a quella esistente. Non possiamo accontentarci di dire che tanto avremo le stesse emissioni di quella vecchia e dunque del passato perché in una zona fortemente compromessa dal punto di vista ambientale come Colleferro, le scelte devono andare nella direzione della riduzione e dell’abbattimento delle fonti di emissioni».

INTERVISTA AL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA LAZIO, MAURIZIO STIRPE, SULLO SVILUPPO SOSTENIBILE NELLA VALLE DEL SACCO E IL CONVEGNO ORGANIZZATO DALLA FONDAZIONE  KAMBO PER DOMANI
Il Messaggero Fr 9.11.10 pp.29 (prima) e 32 - di Vittorio Buongiorno
Evidenziamo in azzurro alcuni passi che condividiamo particolarmente. Aggiungiamo che il presidente di Confindustria Lazio ha espresso qualche mese fa grande interesse verso il progetto degli ecodistretti industriali, in occasione della sua  presentazione in forma preliminare da parte di Retuvasa (Francesco Bearzi e Alberto Valleriani) al laboratorio Fondamenti della Fondazione Kambo (ndr Rs Retuvasa).

Parla di tutto il presidente di Confindustria Lazio, Maurizio Stirpe. L’occasione è il progetto per la Valle del Sacco: «Ci lavoriamo da un anno per trasformare la più grossa emergenza del territorio in una occasione di sviluppo, ma siamo solo all’inizio». Il presidente degli industriali del lazio condivide la filosofia dell’architetto tedesco Andreas Kipar: «Inutile pensare a progetti faraonici, risorse non ce ne sono più. Molto meglio una rete di piccoli progetti sparsi su tutto il territorio».
«Siamo solo all’inizio», dice il presidente di Confindustria Lazio, Maurizio Stirpe. «E’ un anno che lavoriamo a questo progetto per trasformare la più grossa emergenza del territorio in una occasione di sviluppo, ma siamo solo all’inizio. E’ stata decisiva la volontà del vescovo Spreafico di dare un contributo fattivo. Siamo partiti da lì, chiamando a raccolta le associazioni e le banche che hanno risposto, studiando un percorso operativo che ha portato all’elaborazione di un masterplan che potesse essere condiviso dalla Provincia. Domani lo presenteremo, ma attenti: non è il punto di arrivo ma di partenza di un progetto che passando dal risanamento possa costituire un’occasione sviluppo».
Al tavolo che ha lavorato al progetto spicca l’assenza della Camera di Commercio.
«Mi rammarica non poco, dovrebbe essere l’ente deputato per affrontare le problematiche dello sviluppo del nostro territorio, invece constato ancora una volta ha cessato di essere protagonista del nostro territorio. Si è trasformata ormai in un ente pletorico di cui potremmo benissimo fare a meno visto che non si cimenta in queste sfide ed ha abdicato al suo ruolo».
Il modello proposto dall’architetto Andreas Kipar che ha redatto il masterplan è quello di tanti piccoli progetti messi in rete. Condivide?
«Sì. Intanto perché non ci sono risorse per grandi progetti e poi perché è l’unico modo per coinvolgere il territorio su un progetto di rinascita, bisogna coinvolgerlo così, cercando di dare una vocazione ai sette segmenti individuati, cercando per questa via di ottenere due cose: una buona manutenzione del tessuto manifatturiero e la creazione di un polo di eccellenze. In ogni caso sarà un esercizio utile.
Quindi condivide anche l’invito di Kipar a volare basso?
«Io ho sempre ragionato così, ho sempre cercato di lavorare a fari spenti per raggiungere l’obiettivo predefinito. Non ci servono azioni roboanti, serve gente che abbia voglia di cimentarsi con problematiche molto scomode. E’ un dovere per il ceto dirigente occuparsene, soprattutto in questo periodo, non possiamo non vedere quello che abbiamo sotto gli occhi, questo territorio dilaniato».
Cos’è, un mea culpa a nome degli imprenditori per la devastazione perpetrata nella Valle del Sacco?
«Vede, ogni categoria ha persone buone e meno buone. Vale per gli imprenditori, ma vale anche per i giornalisti, per i sacerdoti e per i politici. Questo progetto lo affrontiamo scevri da ogni coinvolgimento ideologico. Chi è ceto dirigente ha delle responsabilità e deve praticarle non solo sulla carta. Qualcuno ha sbagliato, e gli imprenditori sono tra questi, ma ben maggiore è la responsabilità di chi doveva sovrintendere e controllare, e non lo ha fatto. Quindi non abbiamo nessun senso di colpa o complessi di inferiorità».
Altra questione annosa, l’aeroporto. Kipar dice: farlo qui non ha senso. E lei?
«Io sono tra coloro che ritengono che nel futuro con molta probabilità si potrà realizzare il raddoppio dell’aeroporto di Fiumicino migliorando infrastrutture e arterie che possano renderlo fruibile anche dalle provincie. Ma questa è una mia visione assolutamente personale. Non voglio deludere Viterbo, Frosinone e Latina, ma credo che il futuro non sia quello delle province con servizi in fotocopia. Ciascuna con il suo aeroporto, ciascuna chiusa in un compartimento stagno. Io penso al futuro della regione come un’area metropolitana allargata e questo implica il concetto di rete».
Un solo grande aeroporto ben servito. Ma a Roma.
«Io penso di sì. Ma con benefici pure per i lavoratori delle province, per i pendolari se daremo loro modo di raggiungere il lavoro più facilmente; e poi se Fiumicino darà 30 mila posti lavoro, Roma potrebbe metterne a disposizione una quota per le province. Allo stesso modo dico però che non vedo più possibile lo scalo di Ciampino all’interno di Roma e questo potrebbe aprire in futuro uno scenario per realizzare una seconda stazione aeroportuale. Ma lo ripeto: nel brevissimo c’è il raddoppio di Fiumicino».
Cosa ha funzionato del tavolo convocato da Curia e Fondazione Kambo?
«La coscienza delle persone, ognuno di noi aveva ben chiare priorità e criticità. Vedo tanta timidezza nel tirare fuori la testa, ma anche tanta voglia di riscatto».
Quanto avete investito in questo progetto?
«Finora 100 mila euro».
Da imprenditore cosa ritiene che possa funzionare?

«Intanto dobbiamo evitare che le eccellenze rimaste spicchino il volo attratte altrove da fattori di competitività che noi stiamo perdendo. Lo ripeto: è fondamentale un grande processo di manutenzione del sistema manifatturiero, e poi il voler collegare il nostro territorio, creare un accesso a nuove tecnologie e nuovi mestieri. Abbiamo la responsabilità di dare risposte a quei temi che i giovani ci sollevano quotidianamente. Non possiamo permetterci di vederli andare via».
E cosa non funzionare?
«Io sono rimasto molto colpito dalla pragmaticità di Andreas Kipar, dalla voglia del vescovo Spreafico di metterci la faccia, da come il presidente della Fondazione Kambo e la delegata Daniela Bianchi hanno lavorato, dall’impegno del vicepresidente della Provincia, Fabio De Angelis. Ma a tutti ho detto: attenti è solo un punto di partenza, ancora non è stato fatto niente». O, come Stirpe ha più volte ripetuto: «Noi abbiamo disegnato un campo di gioco con delle regole ben precise. Ora ciascuno dovrà giocare la sua partita».


FROSINONE, LA TAVOLA ROTONDA ORGANIZZATA DAI GIOVANI DI CONFINDUSTRIA
La Provincia Fr 9.11.2010, pp.1, 8, 9
"[...] Il sindaco Marini, ricordando la ‘rivoluzione urbanistica' ed il milione di metri cubi edificabili decisi dal Comune, punta l'attenzione sul collegamento veloce con Roma con l'obiettivo (certo non a breve termine) di aumentare il numero dei residenti nel capoluogo ciociaro.
Citato dallo stesso primo cittadino il ‘polo tecnologico della città di Frosinone', secondo un'intesa siglata con l'Asi e che «sarà un investimento produttivo che darà lavoro» [...]".

UN ARTICOLO "DISFATTISTA" SULLA RACCOLTA DIFFERENZIATA
Certo se non c'è un buon ciclo provinciale dei rifiuti (a breve ci sarà il nuovo bando) i risultati della raccolta differenziata locale sono in parte vanificati. Ma affermazioni del genere, pur in buona fede e da parte di un giornalista molto sensibile ai temi ambientali, non aiutano (ndr).