IL COMUNE DI ANAGNI PERFEZIONA L'ACQUISTO DELL'EX DEPOSITO MILITARE. LE ANTICIPAZIONI SUI PROGETTI
Il Messaggero FR 26.11.10 p.45 - di Paolo Carnevale
Una parte verrà destinata ad ospitare la sede del futuro ospedale cittadino. Un’altra invece, verrà destinata ad attività volte ad incrementare l’economia cittadina, prevalentemente nel settore dei servizi. I tempi li deciderà il consiglio comunale quando dovrà stabilire la destinazione d’uso.
Si parla della zona dell’ex deposito militare di Anagni, situata nei pressi della stazione ferroviaria cittadina. Che da ieri è ufficialmente proprietà del comune di Anagni. Ieri mattina alle 11 infatti, all’interno del salone di rappresentanza del comune anagnino, si è tenuta la cerimonia della firma del rogito notarile che, ufficialmente, segna il passaggio di proprietà della zona in questione (circa 187 ettari per 48.000 metri cubi di costruzioni) dal Demanio al comune di Anagni. Per il Demanio erano presenti il Direttore Generale dell’Agenzia, Ing. Renzo Pini, assieme all’avvocato Elena Nostro. Per il comune di Anagni, oltre al sindaco Carlo Noto, c’erano il consigliere comunale con Delega al Demanio Paolo Frattale, il responsabile dell’Ufficio tecnico comunale Ing. Stefani, ed il segretario comunale. Un investimento, per la città dei papi, di circa 6 milioni di euro. 2 e mezzo dei quali sono stati già versati al Demanio; i restanti 3 milioni e mezzo verranno invece dati dal comune al Demanio entro il mese di gennaio del 2011.
Ancora decidere, come detto, il problema della destinazione d’uso, per la quale sicuramente bisognerà aspettare qualche mese. La zona risulta già compresa nel piano regolatore cittadino, e questo semplifica di molto i termini della questione. Bisognerà però decidere nel dettaglio quali operazioni fare e come utilizzare l’imponente complesso rimasto inutilizzato per diversi anni. La prima soluzione, del resto già annunciata dal sindaco in consiglio comunale ed in varie occasioni pubbliche, è quella di utilizzare una parte della struttura come zona per la realizzazione del nuovo ospedale cittadino, prevista nei pressi del casello autostradale cittadino. Per il resto, si pensa di realizzare un incubatore multifunzione che possa funzionare come macrostruttura in grado di ospitare le realtà economiche della zona. Artigianato, commerci e servizi saranno le realtà favorite dal complesso. Un modo per rispondere alla crisi economica che da tempo purtroppo attanaglia la nostra zona.
“Sicuramente con l’acquisto di questa proprietà – hanno infatti spiegato il Sindaco Carlo Noto ed il Consigliere comunale con delega al demanio Paolo Frattale - in accordo con l’intera amministrazione, si inizierà a programmare il giusto utilizzo per poter dare al nostro territorio uno nuovo sviluppo. Queste le basi per lavorare su una sicura alternativa alla crisi economica e industriale che oggi colpisce il nostro territorio”.
Alla valorizzazione della struttura parteciperanno, a partire dai prossimi giorni, anche le opposizioni di centro sinistra, che in una prima istanza si erano opposte al progetto. Gli uomini dell’opposizione in effetti non avevano rifiutato l’idea in sé, quanto il fatto che il terreno fosse stato acquistato a suo tempo senza ancora avere un’idea precisa di cosa se ne dovesse fare. Critiche erano state volte anche alla decisione di accendere un mutuo particolarmente oneroso. «E’ stato acquistato uno spazio che potrà essere prezioso per il comune. Controlleremo affinché sia in effetti destinato a cose importanti come l’ospedale, e non ci siano speculazioni di sorta», ha detto in conclusione il consigliere comunale anagnino di Sinistra Ecologia e Libertà Roberto Cicconi.
L’assessore provinciale all’Ambiente Fabio De Angelis ha annunciato che il depuratore di Anagni finalmente entrerà in funzione. Stamattina, dalle 11, nel palazzo della Provincia, si terrà infatti un tavolo tecnico alla presenza di Acea ed Asi, in cui verranno decise le prime mosse per coordinarne l’effettivo funzionamento.
«In una prima fase - ha spiegato ieri De Angelis -, la gestione verrà affidata all’Asi e poi successivamente si vedrà il da farsi». Una storia travagliata quella del depuratore, che si trascina ormai da anni. L’impianto, sulla cui realizzazione e ammodernamento, sono stati spesi milioni e milioni, almeno dal 2005 aspetta di entrare in attività.
Era una delle tante assurdità della Valle del Sacco dove per anni le aziende serie sono state costrette a trattare i reflui industriali in propri minidepuratori (con costi considerevoli) e dove quelle senza scrupoli hanno sversato direttamente nel fiume come nel caso delle mucche avvelnate per aver bevuto acqua al cianuro. Nel 2005 Legambiente censì 88 scarichi industriali che finivano nel fiume e denunciò che 4 Comuni vi scaricavano direttamente i liquami delle fogne. Oggi finalmente arriva il depuratore di Anagni. E’ un primo segnale di inversione di tendenza.
Il Tempo Fr 25.11.10
Un'altra area adiacente allo stabilimento è sotto il mirino delle Fiamme Gialle che ritengono possa contenere rifiuti della lavorazione quando si fabbricavano marmitte per auto e poi camini e stufe per il riscaldamento. L'area presa in considerazione è vicina alle due già sondate in altri interventi che si sono protratti dall'estate scorsa fino a pochi giorni fa. Nelle due aree davanti e nel retro della fabbrica sono stati rinvenuti, oltre agli scarichi per la lavorazione delle produzioni dello stabilimento, anche medicinali che, ovviamente, non sono stati prodotti nell'ex Olivieri. Insomma, gli uomini della Guardia di Finanza, dell'Arpa e della Protezione civile, che hanno effettuato i sopralluoghi e i sondaggi riportando alla luce centinaia di fusti interrati sotto una piattaforma in cemento mimetizzata sotto una strato di terra, sia nella parte anteriore che in quella posteriore dello stabilimento, ritengono che anche in altre parti del terreno adiacente possano esserci altri rifiuti tossici e nocivi. Pertanto è stata effettuata un'opera di bonifica di sterpaglie ed erbacce della nuova area presa in considerazione per effettuare nei prossimi giorni altri sondaggi al fine di cercare di riportare alla luce eventuali altri rifiuti interrati. In città si è diffusa da tempo la paura per queste vere e proprie bombe ecologiche che stanno venendo fuori nelle aree di alcuni stabilimenti sia della zona industriale e sia in altre zone del territorio comunale, a cui si aggiungono i diversi grandi capannoni industriali sparsi un po' dovunque, come quelli dell' area boschiva di Selvapiana, dell'ex Ramazzotti ove si allevavano maiali e se ne lavoravano le carni o, come quella dell'ex cartiera Vita Mayer, in pieno centro storico al di sotto della passeggiata di via Riviera Liri.
FROSINONE «Sono convinta che la formazione delle nuove generazioni sia il presupposto indispensabile per l'affermazione di una nuova coscienza ambientale. Solo in questo modo la eco sostenibilità potrà diventare un valore diffuso e condiviso tra quanti vivranno un futuro che la mia generazione e quella precedente hanno preparato lasciando una eredità pesante, figlia della scarsa sensibilità verso i temi del rispetto dell'ambiente». Giudizi crudi ma veritieri questi della ministra dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo che, impossibilitata ad intervenire per improvvisi impegni istituzionali alla riuscita presentazione ieri pomeriggio nella sala convegni della Cciaa del 5° Rapporto Ambiente e Sicurezza 2009 elaborato dall'omonima commissione di Confindustria Frosinone, ha inviato all'affollata assemblea un significativo messaggio di sprone a continuare sulla strada intrapresa rilevando: «La relazione tra ambiente e sicurezza sul lavoro esprime la cifra costitutiva del concetto di sviluppo sostenibile che il Governo ha sposato fin dal suo insediamento: l'ambiente può diventare fattore di crescita a condizione che vi sia una adesione strategica ai dettami della green economy». Sull'inscindibile importanza del binomio industria-scuola ai fini della diffusione di una maggiore cultura ambientale hanno insistito tutti gli intervenuti: dal presidente della commissione Industria del Senato Cesare Cursi alla componente dell'omonimo organismo di Montecitorio Anna Teresa Formisano, al presidente onorario di Legambiente Ermete Realacci, alla vice presidente nazionale di Confindustria Cristiana Coppola, al vice presidente della Provincia Fabio De Angelis, al presidente di Confindustria Frosinone Marcello Pigliacelli, al vice presidente di quest'ultima delegato agli specifici problemi Marco Micheli, al vice presidente della Camera di commercio Gianni Lisi, al relatore del rapporto Paolo C. Vignoni di Gaia Ambiente, alla prof.ssa Patrizia Campagna per l'ex Provveditorato. Alla quinta edizione del rapporto hanno preso parte 302 aziende e 75 istituti scolastici, pari al 64% delle scuole del territorio e l'85% secondari di 2° grado, in aumento rispetto al 55% del 2008. Il numero degli studenti coinvolti è pari al 54% in confronto al 52% precedente. Le scuole partecipanti rappresentano il 75% del totale in ben 17 comuni su 24, tra cui il capoluogo e Cassino. Ebbene, è risultato che il 79% degli istituti assegna parte delle proprie risorse all'ambiente e alla sicurezza. Di essi il 4% ha effettuato investimenti nell'installazione di pannelli fotovoltaici e l'11% per l'adozione di sistemi di rilevazione incendi. Infine, il 56% ha promosso corsi di formazione per i dipendenti.
COLLEFERRO. AMBIENTE, VALLE DEL SACCO. CARELLA: «NO AI RIFIUTI DI NAPOLI NELLA DISCARICA DI COLLE FAGIOLARA»
Il deputato del Pd di Colleferro si dice contrario a un’azione di solidarietà della Regione Lazio
Cinque giorni, 26.11.2010, p. 24
Non ci sono solo i rifiuti romani a minacciare il territorio della provincia. Le recenti dichiarazioni della presidente della Regione Renata Polverini in merito alla situazione di crisi campana lasciano intendere un’azione di “solidarietà” anche da parte dei comuni laziali. Un’ipotesi rifiutata dal deputato e capogruppo del Pd in Consiglio comunale Renzo Carella che difende il territorio di Colleferro da possibili attacchi di tipo politico. «Credo che la solidarietà delle regioni italiane, a parte quelle leghiste, sia un atto importante nella cooperazione istituzionale - spiega Carella - Condivido la disponibilità data dalla presidente della Regione Lazio Polverini ma credo che questo possa essere solo un attestato di tipo politico perché la situazione rifiuti nel Lazio viaggia sull’orlo della paralisi e dell’emergenza. La discarica di Malagrotta è in esaurimento, le scelte impiantistiche sono dure a venire e non si agisce come necessario sulla dismissione della quantità dei rifiuti prodotti, sulla raccolta differenziata, sulla gestione dell’umido. Lodevole l’iniziativa del Presidente della Provincia di Roma Zingaretti che va in questa direzione. Non vorrei – continua Carella – che la Polverini si sia impegnata per portare i rifiuti della Campania nella discarica di Colleferro perché questo significherebbe trasferire i problemi di Napoli a Colleferro la cui situazione ambientale è stranota. Noi non siamo nella condizione di poter soccorrere qualcuno, ma di essere soccorsi con iniziative importanti che vadano nella direzione del risanamento ambientale e della dismissione della discarica di Colle Fagiolara, soprattutto con l’impegno politico e per questo lo chiedo alla Polverini, è necessario convocare un tavolo urgente insieme al Comune di Colleferro, di Roma e la Provincia per affrontare la vicenda Gaia, i suoi impianti, la sua discarica e i suoi servizi in 21 comuni».
Si parla della zona dell’ex deposito militare di Anagni, situata nei pressi della stazione ferroviaria cittadina. Che da ieri è ufficialmente proprietà del comune di Anagni. Ieri mattina alle 11 infatti, all’interno del salone di rappresentanza del comune anagnino, si è tenuta la cerimonia della firma del rogito notarile che, ufficialmente, segna il passaggio di proprietà della zona in questione (circa 187 ettari per 48.000 metri cubi di costruzioni) dal Demanio al comune di Anagni. Per il Demanio erano presenti il Direttore Generale dell’Agenzia, Ing. Renzo Pini, assieme all’avvocato Elena Nostro. Per il comune di Anagni, oltre al sindaco Carlo Noto, c’erano il consigliere comunale con Delega al Demanio Paolo Frattale, il responsabile dell’Ufficio tecnico comunale Ing. Stefani, ed il segretario comunale. Un investimento, per la città dei papi, di circa 6 milioni di euro. 2 e mezzo dei quali sono stati già versati al Demanio; i restanti 3 milioni e mezzo verranno invece dati dal comune al Demanio entro il mese di gennaio del 2011.
Ancora decidere, come detto, il problema della destinazione d’uso, per la quale sicuramente bisognerà aspettare qualche mese. La zona risulta già compresa nel piano regolatore cittadino, e questo semplifica di molto i termini della questione. Bisognerà però decidere nel dettaglio quali operazioni fare e come utilizzare l’imponente complesso rimasto inutilizzato per diversi anni. La prima soluzione, del resto già annunciata dal sindaco in consiglio comunale ed in varie occasioni pubbliche, è quella di utilizzare una parte della struttura come zona per la realizzazione del nuovo ospedale cittadino, prevista nei pressi del casello autostradale cittadino. Per il resto, si pensa di realizzare un incubatore multifunzione che possa funzionare come macrostruttura in grado di ospitare le realtà economiche della zona. Artigianato, commerci e servizi saranno le realtà favorite dal complesso. Un modo per rispondere alla crisi economica che da tempo purtroppo attanaglia la nostra zona.
“Sicuramente con l’acquisto di questa proprietà – hanno infatti spiegato il Sindaco Carlo Noto ed il Consigliere comunale con delega al demanio Paolo Frattale - in accordo con l’intera amministrazione, si inizierà a programmare il giusto utilizzo per poter dare al nostro territorio uno nuovo sviluppo. Queste le basi per lavorare su una sicura alternativa alla crisi economica e industriale che oggi colpisce il nostro territorio”.
Alla valorizzazione della struttura parteciperanno, a partire dai prossimi giorni, anche le opposizioni di centro sinistra, che in una prima istanza si erano opposte al progetto. Gli uomini dell’opposizione in effetti non avevano rifiutato l’idea in sé, quanto il fatto che il terreno fosse stato acquistato a suo tempo senza ancora avere un’idea precisa di cosa se ne dovesse fare. Critiche erano state volte anche alla decisione di accendere un mutuo particolarmente oneroso. «E’ stato acquistato uno spazio che potrà essere prezioso per il comune. Controlleremo affinché sia in effetti destinato a cose importanti come l’ospedale, e non ci siano speculazioni di sorta», ha detto in conclusione il consigliere comunale anagnino di Sinistra Ecologia e Libertà Roberto Cicconi.
ANCORA SUL TAVOLO TECNICO SUL DEPURATORE CONSORTILE DI ANAGNI
Il Messaggero FR 26.11.10 p.45L’assessore provinciale all’Ambiente Fabio De Angelis ha annunciato che il depuratore di Anagni finalmente entrerà in funzione. Stamattina, dalle 11, nel palazzo della Provincia, si terrà infatti un tavolo tecnico alla presenza di Acea ed Asi, in cui verranno decise le prime mosse per coordinarne l’effettivo funzionamento.
«In una prima fase - ha spiegato ieri De Angelis -, la gestione verrà affidata all’Asi e poi successivamente si vedrà il da farsi». Una storia travagliata quella del depuratore, che si trascina ormai da anni. L’impianto, sulla cui realizzazione e ammodernamento, sono stati spesi milioni e milioni, almeno dal 2005 aspetta di entrare in attività.
Era una delle tante assurdità della Valle del Sacco dove per anni le aziende serie sono state costrette a trattare i reflui industriali in propri minidepuratori (con costi considerevoli) e dove quelle senza scrupoli hanno sversato direttamente nel fiume come nel caso delle mucche avvelnate per aver bevuto acqua al cianuro. Nel 2005 Legambiente censì 88 scarichi industriali che finivano nel fiume e denunciò che 4 Comuni vi scaricavano direttamente i liquami delle fogne. Oggi finalmente arriva il depuratore di Anagni. E’ un primo segnale di inversione di tendenza.
CEPRANO. ANCORA SCAVI DELLA FINANZA E NUOVI VELENI INTORNO AL SITO ORMAI CELEBRE EX OLIVIERI
Il Tempo Fr 25.11.10
Un'altra area adiacente allo stabilimento è sotto il mirino delle Fiamme Gialle che ritengono possa contenere rifiuti della lavorazione quando si fabbricavano marmitte per auto e poi camini e stufe per il riscaldamento. L'area presa in considerazione è vicina alle due già sondate in altri interventi che si sono protratti dall'estate scorsa fino a pochi giorni fa. Nelle due aree davanti e nel retro della fabbrica sono stati rinvenuti, oltre agli scarichi per la lavorazione delle produzioni dello stabilimento, anche medicinali che, ovviamente, non sono stati prodotti nell'ex Olivieri. Insomma, gli uomini della Guardia di Finanza, dell'Arpa e della Protezione civile, che hanno effettuato i sopralluoghi e i sondaggi riportando alla luce centinaia di fusti interrati sotto una piattaforma in cemento mimetizzata sotto una strato di terra, sia nella parte anteriore che in quella posteriore dello stabilimento, ritengono che anche in altre parti del terreno adiacente possano esserci altri rifiuti tossici e nocivi. Pertanto è stata effettuata un'opera di bonifica di sterpaglie ed erbacce della nuova area presa in considerazione per effettuare nei prossimi giorni altri sondaggi al fine di cercare di riportare alla luce eventuali altri rifiuti interrati. In città si è diffusa da tempo la paura per queste vere e proprie bombe ecologiche che stanno venendo fuori nelle aree di alcuni stabilimenti sia della zona industriale e sia in altre zone del territorio comunale, a cui si aggiungono i diversi grandi capannoni industriali sparsi un po' dovunque, come quelli dell' area boschiva di Selvapiana, dell'ex Ramazzotti ove si allevavano maiali e se ne lavoravano le carni o, come quella dell'ex cartiera Vita Mayer, in pieno centro storico al di sotto della passeggiata di via Riviera Liri.
ANCORA SUL CONVEGNO SUL QUINTO RAPPORTO DI CONFINDUSTRIA SU AMBIENTE E SICUREZZA
Il Tempo FR 26.11.10 - di Luca Sergio
FROSINONE «Sono convinta che la formazione delle nuove generazioni sia il presupposto indispensabile per l'affermazione di una nuova coscienza ambientale. Solo in questo modo la eco sostenibilità potrà diventare un valore diffuso e condiviso tra quanti vivranno un futuro che la mia generazione e quella precedente hanno preparato lasciando una eredità pesante, figlia della scarsa sensibilità verso i temi del rispetto dell'ambiente». Giudizi crudi ma veritieri questi della ministra dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo che, impossibilitata ad intervenire per improvvisi impegni istituzionali alla riuscita presentazione ieri pomeriggio nella sala convegni della Cciaa del 5° Rapporto Ambiente e Sicurezza 2009 elaborato dall'omonima commissione di Confindustria Frosinone, ha inviato all'affollata assemblea un significativo messaggio di sprone a continuare sulla strada intrapresa rilevando: «La relazione tra ambiente e sicurezza sul lavoro esprime la cifra costitutiva del concetto di sviluppo sostenibile che il Governo ha sposato fin dal suo insediamento: l'ambiente può diventare fattore di crescita a condizione che vi sia una adesione strategica ai dettami della green economy». Sull'inscindibile importanza del binomio industria-scuola ai fini della diffusione di una maggiore cultura ambientale hanno insistito tutti gli intervenuti: dal presidente della commissione Industria del Senato Cesare Cursi alla componente dell'omonimo organismo di Montecitorio Anna Teresa Formisano, al presidente onorario di Legambiente Ermete Realacci, alla vice presidente nazionale di Confindustria Cristiana Coppola, al vice presidente della Provincia Fabio De Angelis, al presidente di Confindustria Frosinone Marcello Pigliacelli, al vice presidente di quest'ultima delegato agli specifici problemi Marco Micheli, al vice presidente della Camera di commercio Gianni Lisi, al relatore del rapporto Paolo C. Vignoni di Gaia Ambiente, alla prof.ssa Patrizia Campagna per l'ex Provveditorato. Alla quinta edizione del rapporto hanno preso parte 302 aziende e 75 istituti scolastici, pari al 64% delle scuole del territorio e l'85% secondari di 2° grado, in aumento rispetto al 55% del 2008. Il numero degli studenti coinvolti è pari al 54% in confronto al 52% precedente. Le scuole partecipanti rappresentano il 75% del totale in ben 17 comuni su 24, tra cui il capoluogo e Cassino. Ebbene, è risultato che il 79% degli istituti assegna parte delle proprie risorse all'ambiente e alla sicurezza. Di essi il 4% ha effettuato investimenti nell'installazione di pannelli fotovoltaici e l'11% per l'adozione di sistemi di rilevazione incendi. Infine, il 56% ha promosso corsi di formazione per i dipendenti.
COLLEFERRO. AMBIENTE, VALLE DEL SACCO. CARELLA: «NO AI RIFIUTI DI NAPOLI NELLA DISCARICA DI COLLE FAGIOLARA»
Il deputato del Pd di Colleferro si dice contrario a un’azione di solidarietà della Regione Lazio
Cinque giorni, 26.11.2010, p. 24
Non ci sono solo i rifiuti romani a minacciare il territorio della provincia. Le recenti dichiarazioni della presidente della Regione Renata Polverini in merito alla situazione di crisi campana lasciano intendere un’azione di “solidarietà” anche da parte dei comuni laziali. Un’ipotesi rifiutata dal deputato e capogruppo del Pd in Consiglio comunale Renzo Carella che difende il territorio di Colleferro da possibili attacchi di tipo politico. «Credo che la solidarietà delle regioni italiane, a parte quelle leghiste, sia un atto importante nella cooperazione istituzionale - spiega Carella - Condivido la disponibilità data dalla presidente della Regione Lazio Polverini ma credo che questo possa essere solo un attestato di tipo politico perché la situazione rifiuti nel Lazio viaggia sull’orlo della paralisi e dell’emergenza. La discarica di Malagrotta è in esaurimento, le scelte impiantistiche sono dure a venire e non si agisce come necessario sulla dismissione della quantità dei rifiuti prodotti, sulla raccolta differenziata, sulla gestione dell’umido. Lodevole l’iniziativa del Presidente della Provincia di Roma Zingaretti che va in questa direzione. Non vorrei – continua Carella – che la Polverini si sia impegnata per portare i rifiuti della Campania nella discarica di Colleferro perché questo significherebbe trasferire i problemi di Napoli a Colleferro la cui situazione ambientale è stranota. Noi non siamo nella condizione di poter soccorrere qualcuno, ma di essere soccorsi con iniziative importanti che vadano nella direzione del risanamento ambientale e della dismissione della discarica di Colle Fagiolara, soprattutto con l’impegno politico e per questo lo chiedo alla Polverini, è necessario convocare un tavolo urgente insieme al Comune di Colleferro, di Roma e la Provincia per affrontare la vicenda Gaia, i suoi impianti, la sua discarica e i suoi servizi in 21 comuni».