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SEQUESTRO DI OLTRE 400 OVINI A RISCHIO BETA-HCH A CECCANO
Il Messaggero FR p.31 (prima)
Ben 130 capre e 300 ovini sono stati sequestrati in un allevamento di Ceccano dai carabinieri. Il rischio evidenziato è quello della contaminazione da Beta-Esaclorocicloesano (Beta-Hch), un’inquinante ambientale a elevate persistenza e tossicità. I prelievi da esaminare sono stati effettuati a metà dello scorso mese di dicembre nell’Azienda Agricola ubicata a Ceccano via Anime Sante, in prossimità del famigerato ed inquinatissimo fiume Sacco.
p.32
Ben 130 capre e 300 ovini sono stati sequestrati in un allevamento di Ceccano dai carabinieri coordinati dal colonnello Antonio Menga e dal capitano Pietro Dimiccoli, nonchè dal personale del Servizio Veterinario Distretto B di Frosinone, «Area Sanità Animale» e «Area Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche».
Il rischio evidenziato è quello della contaminazione da Beta-Esaclorocicloesano (Beta-Hch), un’inquinante ambientale a elevate persistenza e tossicità. I prelievi da esaminare sono stati effettuati a metà dello scorso mese di dicembre nell’Azienda Agricola ubicata a Ceccano via Anime Sante, in prossimità del famigerato ed inquinatissimo fiume Sacco. Prelievi che hanno dato esito positivo in un capo e per questo si è proceduto con il sequestro cautelare dell’intero gregge di proprietà di C.F. di 55 anni residente ad Alatri.
Gli animali sono stati affidati al titolare dell’Azienda Agricola e potranno essere macellati o venduti solo dopo essere stati sottoposti ai dovuti controlli sanitari. In caso di contagi, da residui di detta sostanza, e in concentrazioni superiori ai limiti di legge, ne verrà impedita la commercializzazione con conseguentemente abbattimento.
Nel corso della stessa operazione, condotta dai marescialli Angelo Pizzotti (Norm di Frosinone) e Pasquale De Gennaro (comandante della stazione di Ceccano) un familiare della proprietaria, T.G. di 63 anni, è stato denunciato per simulazione di reato. L’uomo, infatti, pochi giorni prima del controllo, aveva denunciato ai carabinieri il furto di 300 capi di bestiame. Indagini svolte dai militari hanno permesso di accertare che quanto denunciato era falso. Lo stesso è stato infatti denunciato anche per «macellazione abusiva» realizzata all’interno della stessa azienda. I militari sospettano che i capi possano essere stati macellati e venduti, o addirittura che siano stati venduti su quattro zampe.
La verità è che per gli allevatori della valle del Sacco questi, sono mesi difficili.
Lo scorso settembre ad un altro allevatore di Ceccano vennero sequestrati 196 capi di bestiame della sua azienda e portati a Roma per essere abbattuti. Già, perchè in zona non esistono mattatoi per capi contaminati che, comunque, devono essere mantenuti in vita in attesa di un (ancora molto fumoso) risarcimento della Regione.
Così accade che da qualche anno, molti allevatori sono costretti a mungere le mucche e a raccogliere il latte che, essendo contaminato, devono smaltire (o meglio, buttare) attraverso ditte specializzate.
Insomma, mentre la Regione non decide il da farsi; mentre l’Assessorato non chiarisce come risanare la Valle del Sacco; mentre i politici spendono fiumi di parole sulla necessità di recuperare il fiume, c’è chi, ogni giorno, sostiene spese per mantenere in vita i propri allevamenti sapendo che, prima o poi, quegli animali saranno abbattuti.
«Ma perchè, a pagare , alla fine dobbiamo essere solo noi allevatori?» si chiede sconsolato un contadino.
Ben 130 capre e 300 ovini sono stati sequestrati in un allevamento di Ceccano dai carabinieri coordinati dal colonnello Antonio Menga e dal capitano Pietro Dimiccoli, nonchè dal personale del Servizio Veterinario Distretto B di Frosinone, «Area Sanità Animale» e «Area Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche».
Il rischio evidenziato è quello della contaminazione da Beta-Esaclorocicloesano (Beta-Hch), un’inquinante ambientale a elevate persistenza e tossicità. I prelievi da esaminare sono stati effettuati a metà dello scorso mese di dicembre nell’Azienda Agricola ubicata a Ceccano via Anime Sante, in prossimità del famigerato ed inquinatissimo fiume Sacco. Prelievi che hanno dato esito positivo in un capo e per questo si è proceduto con il sequestro cautelare dell’intero gregge di proprietà di C.F. di 55 anni residente ad Alatri.
Gli animali sono stati affidati al titolare dell’Azienda Agricola e potranno essere macellati o venduti solo dopo essere stati sottoposti ai dovuti controlli sanitari. In caso di contagi, da residui di detta sostanza, e in concentrazioni superiori ai limiti di legge, ne verrà impedita la commercializzazione con conseguentemente abbattimento.
Nel corso della stessa operazione, condotta dai marescialli Angelo Pizzotti (Norm di Frosinone) e Pasquale De Gennaro (comandante della stazione di Ceccano) un familiare della proprietaria, T.G. di 63 anni, è stato denunciato per simulazione di reato. L’uomo, infatti, pochi giorni prima del controllo, aveva denunciato ai carabinieri il furto di 300 capi di bestiame. Indagini svolte dai militari hanno permesso di accertare che quanto denunciato era falso. Lo stesso è stato infatti denunciato anche per «macellazione abusiva» realizzata all’interno della stessa azienda. I militari sospettano che i capi possano essere stati macellati e venduti, o addirittura che siano stati venduti su quattro zampe.
La verità è che per gli allevatori della valle del Sacco questi, sono mesi difficili.
Lo scorso settembre ad un altro allevatore di Ceccano vennero sequestrati 196 capi di bestiame della sua azienda e portati a Roma per essere abbattuti. Già, perchè in zona non esistono mattatoi per capi contaminati che, comunque, devono essere mantenuti in vita in attesa di un (ancora molto fumoso) risarcimento della Regione.
Così accade che da qualche anno, molti allevatori sono costretti a mungere le mucche e a raccogliere il latte che, essendo contaminato, devono smaltire (o meglio, buttare) attraverso ditte specializzate.
Insomma, mentre la Regione non decide il da farsi; mentre l’Assessorato non chiarisce come risanare la Valle del Sacco; mentre i politici spendono fiumi di parole sulla necessità di recuperare il fiume, c’è chi, ogni giorno, sostiene spese per mantenere in vita i propri allevamenti sapendo che, prima o poi, quegli animali saranno abbattuti.
«Ma perchè, a pagare , alla fine dobbiamo essere solo noi allevatori?» si chiede sconsolato un contadino.
AGGIORNAMENTO DALLA "LIBURDI" DI CECCANO
Il Messaggero FR p.33 - di De.Co.
La nube finalmente, complice la pioggia della notte tra martedì e mercoledì, si è abbassata notevolmente e così le fiamme. Ma non si è abbassata la soglia di attenzione e il lavoro frenetico che si muove attorno al centro di autodemolizioni Liburdi di Ceccano, da domenica scorsa interessato da un incendio di vasta portata che ha completamente carbonizzato il capannone industriale ripieno di materiale per lo più ferroso. Le fiamme per ore ed ore hanno bruciato completamente tutto, ma da martedì sera, anche grazie ad un piccolo robot portato dai Vigili del Fuoco appositamente da Roma ed utilizzato per spegnere i roghi direttamente dall’interno del capannone, la situazione è in costante miglioramento, seppure rimangano ancora focolai sotto i cumuli di detriti carbonizzati, resti di vetture, ma anche materiale che era accatastato in attesa di smaltimento. Ieri le squadre dei Vigili del Fuoco in azione hanno provveduto, con l’ausilio di una escavatrice radiocomandata arrivata appositamente da Napoli (per non mettere a repentaglio la vita degli agenti in servizio), a svuotare poco alla volta il capannone di parte del suo contenuto e quindi, contestualmente, a spegnere i piccoli focolai rimasti ancora accesi. La situazione è monitorata anche dai carabinieri, tanto che l’altro ieri è arrivato il comandante provinciale, il colonnello Antonio Menga. In mattinata, intanto, un messo comunale ha notificato, famiglia per famiglia, entro i 500 metri di raggio dall’azienda di via Anime Sante, l’ordinanza comunale emanata martedì dal sindaco con la quale, fino all’arrivo, nei prossimi giorni, degli esiti dei rilievi atmosferici effettuati dall’Arpa, si consiglia di tenere le finestre chiuse, di lavarsi spesso le mani in via precauzionale, vietando altresì l’allevamento e la coltivazione. Secondo le prime rilevazioni dei tecnici i fumi che si innalzano dalla struttura, anche a rischio di cedimento, sarebbero costituiti per lo più da vapore acqueo sprigionato dall’acqua utilizzata per il raffreddamento, e quindi non sarebbero particolarmente nocivi per la salute. Ma la conferma potrà darla solo l’esito dei rilievi.
Il Messaggero FR p.33 - di De.Co.
La nube finalmente, complice la pioggia della notte tra martedì e mercoledì, si è abbassata notevolmente e così le fiamme. Ma non si è abbassata la soglia di attenzione e il lavoro frenetico che si muove attorno al centro di autodemolizioni Liburdi di Ceccano, da domenica scorsa interessato da un incendio di vasta portata che ha completamente carbonizzato il capannone industriale ripieno di materiale per lo più ferroso. Le fiamme per ore ed ore hanno bruciato completamente tutto, ma da martedì sera, anche grazie ad un piccolo robot portato dai Vigili del Fuoco appositamente da Roma ed utilizzato per spegnere i roghi direttamente dall’interno del capannone, la situazione è in costante miglioramento, seppure rimangano ancora focolai sotto i cumuli di detriti carbonizzati, resti di vetture, ma anche materiale che era accatastato in attesa di smaltimento. Ieri le squadre dei Vigili del Fuoco in azione hanno provveduto, con l’ausilio di una escavatrice radiocomandata arrivata appositamente da Napoli (per non mettere a repentaglio la vita degli agenti in servizio), a svuotare poco alla volta il capannone di parte del suo contenuto e quindi, contestualmente, a spegnere i piccoli focolai rimasti ancora accesi. La situazione è monitorata anche dai carabinieri, tanto che l’altro ieri è arrivato il comandante provinciale, il colonnello Antonio Menga. In mattinata, intanto, un messo comunale ha notificato, famiglia per famiglia, entro i 500 metri di raggio dall’azienda di via Anime Sante, l’ordinanza comunale emanata martedì dal sindaco con la quale, fino all’arrivo, nei prossimi giorni, degli esiti dei rilievi atmosferici effettuati dall’Arpa, si consiglia di tenere le finestre chiuse, di lavarsi spesso le mani in via precauzionale, vietando altresì l’allevamento e la coltivazione. Secondo le prime rilevazioni dei tecnici i fumi che si innalzano dalla struttura, anche a rischio di cedimento, sarebbero costituiti per lo più da vapore acqueo sprigionato dall’acqua utilizzata per il raffreddamento, e quindi non sarebbero particolarmente nocivi per la salute. Ma la conferma potrà darla solo l’esito dei rilievi.